A volte accade che degli organismi viventi si trovino nella necessità di dover colonizzare un ambiente profondamente diverso da quello originario, tanto da risultare proibitivo per la sopravvivenza. Spesso non vi sono alternative alla morte, ma alcune specie sono invece riuscite nell’impresa grazie ad una strategia semplice, ma ingegnosa: creare una protezione attorno a sé, una sorta di involucro dentro il quale conservare o riprodurre una porzione dell’ambiente originario.
Questo è quanto hanno fatto i vertebrati passando dagli oceani alla terraferma; la loro pelle divenne infatti un involucro impermeabile che impedì una rapida disidratazione e che conservò al suo interno un ambiente favorevole alla vita delle proprie cellule. Ancora oggi le concentrazioni saline nel sangue e in altri fluidi corporei dei mammiferi, come il sudore e le lacrime, sono assai simili a quelle dell’oceano, cioè a quell’ambiente che è stato la nostra prima culla, che abbiamo abbandonato circa 400 milioni di anni fa, ma che ancora portiamo dentro di noi.
La stessa strategia è stata usata per consentire lo sviluppo della loro prole: le uova dei rettili e degli uccelli, nonché l’utero dei mammiferi, riproducono l’acquosità, la spinta idrostatica e la salinità dell’acqua originaria.
Questa tecnica è forse la più antica di tutte, si presume infatti che dentro la membrana cellulare dei batteri, come dentro il nucleo delle cellule più complesse, si riproduca un ambiente simile a quello in cui è nata la vita.
Si tratta di una tecnica semplice, essenziale e antichissima, ma che rimane sempre valida; è in effetti la stessa che utilizziamo anche noi uomini quando costruiamo sommergibili e navicelle spaziali, che sono dei grandi contenitori di una porzione di ambiente terrestre, con aria respirabile e temperatura controllata, grazie ai quali possiamo viaggiare in ambienti per noi inabitabili.
PALCO D’ONORE
ANTONI VAN LEEUWENHOEK
Concetti importanti spiegati con poche e chiare parole. Ci vediamo domani sera alla prossima puntata.
Complimenti per l’immaginazione, perché accostare un uovo a una navicella spaziale non è da tutti, comunque bisogna capire che la natura replica ciò che porta a un risultato e che noi dovremmo imparare dalla natura.
Mi pare di capire che non ci siamo inventati proprio niente…
L’uomo inventa ‘solo’ la realta’: e’ gia’ qualcosa. Nel senso che senza l’osservatore non avrebbe senso chiederci cosa sia la realta’.
Fra poco è Pasqua e spesso si parla di uova, ma in questo caso la sorpresa sta nel testo.