Quando una specie si scinde in due o più specie, si può dire che le nuove forme comparse discendono dalla prima così come i figli discendono dai genitori. In questo modo viene evidenziata una sorta di parentela fra specie le quali, come gli esseri umani, possono discendere l’una dall’altra, avere un antenato in comune, appartenere ad una famiglia molto numerosa e formare delle dinastie con alberi genealogici anche molto complicati. In genere, quanto più lontana è la parentela, tanto maggiori sono le differenze fisiche riscontrabili e ciò in conseguenza dell’accumularsi di più mutazioni; con un ragionamento inverso, quanto maggiori sono le somiglianze, tanto più stretta ci aspettiamo che sia la parentela. Con questo criterio è facile stabilire che un gorilla è un parente più stretto dell’uomo di quanto non lo sia un cavallo e che questo a sua volta ha una parentela con l’uomo maggiore rispetto a un falco.
Tutto ciò evidenzia che l’uomo non deriva dalle scimmie attuali così come un dato individuo non deriva da un proprio cugino; la specie dell’uomo e quella del gorilla, oggi coesistenti, derivano da una specie antenata di entrambe così come due cugini discendono da una coppia di nonni in comune.
PALCO D’ONORE
WILLI HENNIG
Non c’è alcun dubbio che esista questa parentela, il gorilla di questo post mi somiglia moltissimo…
Quella che fino a ieri poteva essere definita come una teoria, oggi è confermata dai riscontri scientifici ottenuti con i progressi della genetica. Il patrimonio genetico di scimmie come il gorilla e lo scimpanzé è infatti uguale al nostro in percentuali superiori al 98%. Non c’è male come “parentela” no?
Si dovrebbe specificare, in modo esplicito, che si parla di Teoria dell’evoluzione, non di una ‘verita’ biblica’. A parte che anche il patrimonio genetico dei maiali e’ simile a quello umano – e in effetti un po’ di maiali in giro ci sono – dire che il 98% del patrimonio genetico e’ uguale a quello umano non significa automaticamente che due specie discendano l’una dall’altra tramite un antenato comune. Non dimentichiamo, inoltre, che pur avendo mappato il nostro patrimonio genetico non sappiamo ancora a cosa servano tutti i geni, le loro interazioni, e soprattutto a cosa servano e perche’ sono presenti i geni dormienti.
E poi non sarebbe nemmeno male smetterla con il nostro antropocentrismo: basta fare confronti tra l’uomo e le altre specie con l’uomo che e’ considerata la specie piu’ evoluta ed importante. Se il mondo dovesse vedere una guerra termonucleare o un impatto di un asteroide stile Armageddon – Bruce Willis ha un po’ troppa panza per intervenire – chi sara’ adatto al nuovo ambiente? L’uomo? Diciamo i topi e gli scarafaggi… ricordo che mediamente un impatto distruttivo con asteoridi del diametro di almeno 1 km avviene ogni 500 mila anni, e 65 milioni di anni fa ci siamo presi in braccio una bestiolina di oltre 10 km che qualche problemino l’ha causato, anche a livello evolutivo!
Ho apprezzato il tuo commento cavaliere, poiché ne condivido lo spirito generale e le conclusioni. Mi sembri piuttosto preparato sulla teoria dell’evoluzione e ho pensato che potrebbe interessarti il seguente libro di Sean B. Carroll: “Al di là di ogni ragionevole dubbio” della Codice edizioni. Tale libro parla, fra le altre cose, dei recenti sviluppi della genetica dopo la mappatura del genoma umano. In particolare, con un linguaggio comprensibile dalle masse, affronta la natura dei geni dormienti dai quali oggi provengono nuove conferme del fenomeno dell’evoluzione biologica e della parentela fra le specie. L’argomento trattato non è fra i più banali ma è scritto in modo comprensibile ed è, a mio parere, molto istruttivo, mi è piaciuto e te lo consiglio, ciao.
Grazie per il consiglio. Il titolo italiano non mi piace, meglio quello inglese, meno pomposo: “The Making of the Fittest: DNA and the Ultimate Forensic Record of Evolution”. Tra l’altro in UK costa £5!