1.a.8 – Progresso ed evoluzione: due termini da distinguere?

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5 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

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Progresso ed evoluzione: due termini da distinguere?

Per progresso si intende generalmente un miglioramento, cioè un cambiamento che porta dei vantaggi; si parla infatti di progresso economico, tecnologico, ecc..
Se si parla invece di evoluzione, ci si riferisce a un graduale cambiamento nel tempo, non necessariamente vantaggioso; per esempio l’evoluzione di una malattia, di una tempesta, delle fasi della Luna.
Dato che l’evoluzione biologica consiste in un graduale cambiamento che comporta sempre un qualche vantaggio per la sopravvivenza della specie (ovvero della discendenza), come per esempio una maggiore capacità di procurarsi il cibo, di proteggere la prole, di sfuggire ai predatori, ci si può chiedere perché la si definisca evoluzione e non progresso biologico.
Il motivo principale è che la selezione naturale privilegia quei mutamenti che offrono un vantaggio immediato nell’ambiente in cui la specie vive, ma spesso tali mutamenti sono validi solo nel suddetto ambiente; per esempio, è un bene sviluppare una folta pelliccia in un clima molto freddo, ma se questo si riscalda, la stessa pelliccia diventerà un problema. Il progresso biologico è perciò relativo ad un dato ambiente, limitato a questo e viene più precisamente definito come adattamento, mentre l’evoluzione biologica non si ferma mai ed è anzi stimolata dai cambiamenti ambientali.
Ad una continua evoluzione non corrisponde allora un continuo progresso, ragion per cui è bene non confondere i due concetti.

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5 Commenti per “1.a.8 – Progresso ed evoluzione: due termini da distinguere?”

  1. Angelica dal Vessillo Dorato ha detto:

    Finalmente qualcuno che vuol fare chiarezza su concetti apparentemente banali e invece importantissimi. Si parla così tanto di progresso, di secolo del progresso, di progresso in tutti i campi, ecc… che finiamo per crederci tutti. I-pod, navigatori satellitari e supercomputer sono ormai una dotazione diffusa, ma da qualche parte c’è l’imbroglio perché non mi pare che sia altrettanto diffusa la felicità. Il Villaggio di Ofelon ci può aiutare?

  2. Alafrida dal Lago ha detto:

    Sono d’accordo: l’evoluzione è ineluttabile e casuale e proprio per questo può rappresentare un progresso come un regresso. Il vero progresso, cioè quello che avvantaggia tutti, non è per niente automatico, se lo si vuol perseguire bisogna organizzarsi e agire di conseguenza.

  3. Morias Enkomion ha detto:

    A proposito di progresso sociale vorrei segnalare come l’indicatore che spesso viene utilizzato per rappresentare e comparare tra di loro la ricchezza delle nazioni sia il PIL, il famigerato prodotto interno lordo. Il PIL, per quanto raccontanto da stampa e giornali, rappresenta appunto la ricchezza di una nazione, che pero’ non si traduce automaticamente nella ricchezza del popolo di tale nazione, visto che il PIL aumenta anche se aumenta la spesa militare.
    Desidero anche aggiungere che bisogna fidarsi poco di tutti gi economisti, che altro non sono che dietrologisti ben pagati. Se una politica va bene – bene per chi li paga, cioe’ le lobbies – e’ merito loro; se va male – essenzialmente per il popolo – e’ colpa della crisi, dei cicli, della congiuntura, delle cavallette, della peste, ecc.
    Quello che non diranno mai in modo palese e’ che le crisi non sono casuali in economia come non lo sono in natura. C’e’ sempre un’origine, una causa scatenante.

    • Angelica dal Vessillo Dorato ha detto:

      Ciao Morias, sono una dispettosa e ti voglio togliere delle sorprese: andando avanti con la lettura di queste pagine troverai una tesi sul PIL favorevole alla dePILazione, ma allo stesso tempo critica verso i dePILatori che vanno per la maggiore, inoltre sulle cause naturali si può dire che è imperniato tutto il libro, insomma alla fine credo che prenderai anche tu la residenza nel Villaggio di Ofelon, ma… attenzione, uno dei fondatori è un pericoloso economista (oh, acqua in bocca, mi raccomando!)

      • Morias Enkomion ha detto:

        Non e’ da ora che gli economisti cercano di determinare degli indicatori del benessere non basati sul vetusto significato di ricchezza. Il problema e’ che anche gli economisti devono mangiare, e ‘inventarsi’ degli indicatori basati su equa distribuzione dei redditi, magari riconsiderando il significato di ricchezza, e sul benessere degli individui non di un dato Stato ma del pianeta magari potrebbe portare ad un Nobel per l’economia, ma a pochi contratti con universita’, centri di ricerca e think tank. 😕

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