2.a.5 – A cosa serve la maggiore complessità delle specie?

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7 Aprile 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

pavone

         

A cosa serve la maggiore complessità delle specie?

Pur accettando che il fine dell’evoluzione biologica è quello della sopravvivenza dei geni e che la diffusione di questi in molteplici specie diverse rappresenta una strategia per il raggiungimento del suddetto fine, ci si può chiedere perché tale evoluzione abbia portato a forme di vita non solo diverse, ma sempre più complesse. La risposta si può trovare tornando alla metafora del campionato a squadre: quando le squadre sono equilibrate, ma sempre in competizione, cercheranno di mettere a punto delle nuove strategie per battere la concorrenza. Prima o poi una squadra svilupperà una nuova tecnica di gioco, più corale, più veloce, più estrosa, comunque spesso più complessa; se tale tecnica avrà successo, presto si diffonderà nelle altre squadre fino a riportare una situazione di equilibrio e allora si renderà necessario sviluppare un’ulteriore e più complessa tecnica che indurrà i competitori a fare altrettanto e così via. Le squadre che non riescono a recuperare lo svantaggio sono destinate ad estinguersi o a sopravvivere in un altro campionato a giocare con i pari livello, ma comunque in un sistema interdipendente fra tutti i livelli. E’ dunque la concorrenza che muove il meccanismo dell’evoluzione dai batteri all’uomo, portando all’attuale sinergia fra tutte le specie viventi.

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5 Commenti per “2.a.5 – A cosa serve la maggiore complessità delle specie?”

  1. Angelica dal Vessillo Dorato ha detto:

    Il problema è che l’uomo, invece di avere la consapevolezza di essere una componente della natura (e neanche indispensabile) ha la presunzione di considerarsi l’essere supremo creato a immagine e somiglianza di Dio. In questo modo saremo condannati a giocare un campionato sempre più stressante in cui alla fine nessuna squadra umana riuscirà a vincere niente.

    • Gilberto il Valligiano ha detto:

      Sembra una contraddizione, ma per ambire a qualcosa di importante bisogna avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti.

    • Deepsky88 ha detto:

      se ci pensi bene anche tu hai la presunzione,opposta,ma sempre presunzione è:la logica del terzo escluso funziona solo in matematica e logica,lasciamola fuori dalla vita,perchè dobbiamo sempre giudicare tutto?non dobbiamo escludere niente per non essere presuntuosi

  2. Lucrezia dal Drago Alato ha detto:

    Io credo di aver capito che il meccanismo naturale che porta a specie sempre più complesse, ma in milioni di anni, si stia replicando nella nosta società portando a culture sempre più complesse in pochissimi anni e questi ritmi non riusciamo a reggerli.

  3. Morias Enkomion ha detto:

    L’uomo non conosce ancora se’ stesso, questo e’ il limite maggiore.

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