Si ebbero anche conseguenze politiche e sociali?
La ricchissima borghesia industriale presto divenne una classe sociale a parte, destinata a separarsi dal popolo dominato e ad entrare in competizione diretta con la nobiltà, formata principalmente dai ricchi proprietari terrieri che detenevano il potere politico in quanto classe dominante; gli industriali erano ormai più ricchi dei nobili e mal sopportavano la tradizionale subordinazione nei loro confronti. In passato, in caso di crisi politica, un re o un duca poteva essere deposto con una insurrezione popolare o con un colpo di Stato, ma sarebbe poi stato sostituito con un altro re o un altro duca; ora la supremazia dei nobili veniva invece contestata in linea di principio e considerata una prepotenza piuttosto che un diritto divino; si sentiva insomma la necessità di un nuovo modello socio-politico e la nuova cultura industriale sostenne la democrazia in contrapposizione all’aristocrazia. Questa rivalità insanabile per il dominio della società portò ad una serie di insurrezioni e guerre che insanguinarono l’Europa, la più famosa delle quali è la rivoluzione francese del 1789; fu un periodo travagliato dal quale la borghesia uscì vincente, sebbene con notevole fatica, e varie nazioni adottarono governi e istituzioni di tipo democratico.
Altra importantissima conseguenza dell’economia industriale fu il tramonto della schiavitù e della servitù della gleba. La categoria degli operai discendeva culturalmente da quella degli artigiani i quali da sempre, bene o male, venivano pagati per il loro lavoro; era inoltre interesse dell’azienda che gli addetti alle macchine avessero un minimo di istruzione per poter manovrare apparecchi sempre più complessi e per poterli specializzare in mansioni particolari. Gli schiavi, come quelli degli Stati Uniti, non venivano pagati, ma mantenuti; il costo era grosso modo lo stesso, ma prima dovevano essere comprati ad un prezzo stabilito dai precedenti padroni, mentre gli operai venivano assunti a costo zero; gli schiavi non potevano essere licenziati, ma solo venduti ad un altro padrone e ciò paradossalmente risultava vantaggioso per gli schiavi in quanto assicurava la sopravvivenza, mentre risultava scomodo per i padroni che dovevano trovare un acquirente (una forma di licenziamento in tronco esisteva anche per gli schiavi e consisteva nella soppressione degli stessi, ma comportava una sensibile perdita economica); gli schiavi dovevano avere necessariamente un grado di istruzione pari a zero e i loro strumenti dovevano essere particolarmente semplici e robusti in quanto molti tendevano a danneggiarli per sfogare la loro rabbia contro il lavoro e ciò rendeva difficile impiegarli come operai. Con la servitù della gleba, costituita dalle masse di contadini al servizio dei nobili proprietari terrieri, la situazione, sebbene migliore, era assai simile; i contadini non venivano comprati o venduti, ma per il resto avevano lo stesso ruolo degli schiavi e mantenevano simili caratteristiche, facevano dunque parte anch’essi di un antichissimo sistema economico, che ora era visto come un ostacolo al progresso.
Il risultato di questa incompatibilità fu la terribile guerra di secessione negli Stati Uniti intorno al 1860 a seguito della quale venne abolita la schiavitù, almeno formalmente. All’antica economia agricola si cercò di sostituire un’agricoltura imprenditoriale basata sul modello industriale; anche i campi vennero dunque invasi dalle macchine, si ridusse la necessità di contadini e questi dovettero riconvertirsi in operai analogamente agli artigiani. Il mondo del lavoro venne quindi sconvolto dall’economia industriale e con esso tutta la società e la cultura, basti pensare ai grandi fenomeni migratori e alla rapida e disordinata creazione dei grandi agglomerati urbani.
APPROFONDIMENTI
BORGHESIA, CLASSE SOCIALE
PALCO D’ONORE
KARL MARX
La classe nobiliare è stata sostituita dalla classe industriale, gli schiavi sono divenuti servi e poi operai, ma le condizioni di vita non sono migliorate di molto e il nuovo assetto politico è risultato democratico solo nelle intenzioni.
Per eliminare una classe dominante, che costituisce sempre una piccola minoranza della popolazione, è sufficiente sopprimerla fisicamente (magari con le ghigliottine nelle piazze che dà molta soddisfazione), ma senza una vera organizzazione democratica (che non è mai compiutamente esistita, neanche per brevi periodi) è inevitabile che essa venga sostituita da un’altra equivalente e quindi i sollevamenti popolari violenti, le rivoluzioni, il terrorismo, ecc. non hanno mai risolto niente e mai lo risolveranno.
Le guerre sono fatte e volute dalle classi dominanti, al potere o avversarie, ma mai dal popolo. Ciò e’ pacifico, anche perche’ per organizzare una guerra servono innanzi tutto soldi, che il popolo non ha, organizzazione militare, che il popolo non ha, e controllo della produzione industriale, che il popolo non ha. Il popolo e’ solo usato, sia nelle guerre che nelle rivoluzioni, vedi Rivoluzione francese e d’ottobre.
Ma l’elemento piu’ importante, in ogni guerra moderna, e’ il denaro. Vince chi ne di piu’, non chi ha il cannone piu’ grosso. Anche perche’ chi ne ha di piu’ di solito ha anche il cannone piu’ grosso… ma chi ha il denaro? Chi lo possiede realmente?
Mi associo al commento di sir Enkomion! Credo sia molto importante prendere coscienza che di norma le guerre vengono combattute per interessi ben diversi da quelli propagandati. Nella pratica poi la guerra viene combattuta dalla gente comune che viene raggirata con grandi ideali o paure usate in modo pretestuoso. Non si tratta di sospetti, è già storia per tutte le guerre del passato fino al tardo novecento. Non vedo motivi per pensare che qualcosa sia cambiato oggi, anzi la propaganda odierna mi pare, se possibile, ancora più sfacciata.