Partendo dalla consapevolezza che le attuali istituzioni democratiche sono solo dei coraggiosi tentativi di realizzare una democrazia reale, rimasti purtroppo senza successo, possiamo vedere sotto un’altra luce tutta una serie di problemi che spesso ci vengono presentati dai mass media, in particolare quelli italiani.
Spesso si parla del problema della governabilità del Paese, si evidenziano le difficoltà a governare ed è ovvio che la Nazione deve invece essere ben governata. Il Paese deve dunque essere governabile, ma non si dice mai da parte di chi dovrebbe esserlo, non certo da parte dei cittadini o dei loro veri rappresentanti (poiché in tal caso saremmo in vera democrazia). È chiaro che la Nazione risulta poco governabile da parte degli attuali governanti, in difficoltà a gestire le rivalità delle fazioni interne al parlamento ed anche dentro i singoli partiti. Dire che il Paese ha bisogno di governabilità è cosa banale e sicuramente giusta in linea di principio, ma in un contesto non democratico è anche un modo sottile di dire che chi comanda vuole rafforzare il proprio potere.
La debolezza dei governi viene attribuita all’ostruzionismo dei piccoli partiti, sempre in cerca di visibilità e sempre pronti a ricattare i più grandi in cambio della possibilità di raggiungere la maggioranza. Si devono dunque porre delle soglie di sbarramento (percentuale di voti al di sotto della quale non spetta alcun seggio) e premi di maggioranza (che moltiplicano i seggi del partito che ottiene la maggior percentuale di voti) per eliminare o ridurre la loro presenza, eliminare chi, crescendo nel tempo, potrebbe un domani spodestarli. È bene ricordare che un elemento indispensabile per una vera democrazia è la possibilità di un ricambio politico e non è un caso che tutti i provvedimenti per aumentare la governabilità tendano ad ostacolare il verificarsi di questo tragico (per gli attuali governanti) evento. I ricorrenti scandali che interessano il mondo politico rivelano peraltro che misteriosamente, negli affari illeciti, con i piccoli partiti si trova sempre un accordo perfetto; non è lecito dunque il dubbio che i piccoli partiti e la loro falsa opposizione siano solo un alibi per giustificare il cattivo governo dei grandi partiti? Ma se in realtà sono tutti d’accordo, a cosa servono le soglie di sbarramento? Servono ovviamente a scoraggiare la comparsa di nuovi partiti, nuovi rivali con cui spartire la torta.
Cosa è dunque preferibile, un sistema elettorale proporzionale o maggioritario? L’esperienza italiana mostra che per il cittadino cambia veramente poco, è essenzialmente un problema dei governanti per garantire la loro governabilità, che significa il mantenimento del loro potere, è un falso problema che copre quello vero: la mancanza di democrazia.
Un discorso assai simile si può fare per la scarsa affluenza alle urne: in Italia per decenni si sono avute le percentuali di votanti fra le più alte in Europa, perché dunque da sempre si parla del pericolo di un calo di partecipazione elettorale? Che sia l’ennesimo falso problema? Percentuali di votanti superiori all’80% rivelano che il problema prima che falso è addirittura inesistente, ma un eventuale brusco calo nel futuro, cosa comporterebbe? Per la governabilità assolutamente nulla, le elezioni sarebbero comunque valide dato che non vi è alcun quorum da superare, però sarebbe più facile per dei nuovi partiti presentarsi e competere con i vecchi, essendo necessari meno voti per farlo, insomma sarebbe più facile il ricambio politico.
Nei paesi a democrazia apparente la legittimità del governo si basa sulla legittimazione popolare, spacciata per democrazia, che ha sostituito quella divina; una minore affluenza alle urne implica allora una minore legittimazione del potere dei governanti, si crea una situazione analoga a quando il Re non incontra più il favore del suo popolo, il suo regno è in pericolo; ricordando che nelle false democrazie il governo viene esercitato con la disinformazione (o meglio con l’inganno, con la menzogna) e non più con la violenza, l’affluenza alle urne dunque rappresenta una misura del successo della propaganda politica, esprime il numero dei cittadini che si è riusciti a raggirare, a circuire contro i loro interessi.
IL CASO CELEBRE
MAURICE DUVERGER
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Anche Mussolini ha usato questa tecnica, ha introdotto la regola che chi avesse conquistato il 25% delle preferenze elettorali avrebbe avuto diritto al 75% dei seggi in parlamento in modo da garantire una governabilità nell’interesse del Paese, poi sappiamo come è andata… o forse no, non siamo in molti a saperlo, ma questo fatto dei premi di maggioranza “indispensabili” per la governabilità, proprio non vi ricorda niente di attuale?
E’ la riprova che se non si cambia sistema, passano i decenni, cambiano le persone al governo, ma i flussi storici si ripetono con una ciclicità che non è casuale, è la conferma che a parità di organizzazione sociale, cioè di contesto ambientale, l’esito (purtroppo negativo) è assicurato.
Forse dire che tutti siano d’accordo e’ eccessivo, ma sicuramente tutti coloro che hanno molto potere sono d’accordo fra di loro secondo la teoria dei giochi: in parole sempici, perche’ farsi la guerra se ci puo’ spartire la grossa torta rappresentata dal Paese? Ovviamente quache guerra puo’ sempre scoppiare, ma di solito sono mirate e di breve durata perche’ chi sta dietro i politici, cioe’ i potentati economici, desiderano stabilita’ per avere certezza nele vendite… oppure guerre mondiali…
L’importante, in ogni caso, e’ tenere il popolo diviso, con la pancia sufficientemente piena, e farlo interessare ad altro: ‘divide et impera’, ‘panem et circenses’. E’ cosi’ semplice…