4.a.17 – Bisogna ridurre il numero dei parlamentari?

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2 Agosto 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

Bisogna ridurre il numero dei parlamentari?

Il Parlamento è un organo istituzionale i cui membri devono rappresentare la popolazione. E’ l’istituzione che, composta da membri liberamente eletti dal popolo, contraddistingue gli Stati democratici; nonostante ciò, i membri del Parlamento vengono spesso visti dal popolo come dignitari nobiliari, anche perché insigniti con titoli come Senatore, Onorevole, Eccellenza, ecc., gratificati da ogni sorta di privilegio (palazzi sfarzosi, servitori in livrea, milizie personali, immunità legale, ecc.), nonché inarrivabili da parte dei cittadini che dovrebbero rappresentare, se non dopo una serie di mediazioni di vassalli di vario livello e comunque per estrema concessione.
Quando la popolazione non si sente ben rappresentata dal proprio Parlamento, quando addirittura se ne sente oppressa, si tende a limitare i danni richiedendo una diminuzione del numero dei Parlamentari, una riduzione delle loro retribuzioni, una limitazione dei loro costosissimi appannaggi. Tale aspirazione della popolazione viene normalmente placata dalle affermazioni di sdegno da parte degli stessi parlamentari sui loro privilegi da loro stessi stabiliti, nonché dalle promesse di una riforma che diminuisca sia il numero dei membri che quello dei privilegi, salvo poi non concretizzare nulla a causa di altre priorità legislative, a causa del mancato accordo sulla riforma costituzionale da effettuare, a causa delle lungaggini dell’apposita commissione di studio per la riforma, fino alla prossima crisi di governo che porterà a nuove elezioni in cui reiterare le stesse promesse. Tali promesse si riferiscono a riduzioni ora del venti, ora del trenta, ora del cinquanta percento, ma in base a quale criterio? La democrazia indiretta si basa sul concetto di rappresentanza ed in passato si era scelto un alto numero di parlamentari per poter rappresentare in modo accurato le varie linee di pensiero presenti nella popolazione, pertanto un parlamento numeroso dovrebbe garantire una migliore democrazia. In base a quale criterio si stabilisce ora che, in nome di una maggiore snellezza istituzionale, si può migliorare il sistema e quindi la democrazia? Non è un controsenso? Viene il dubbio che non ci sia nessun criterio, se non quello appunto di placare gli animi, aumentando la percentuale di riduzione promessa al crescere del malcontento.
Cerchiamo di stabilire insieme un criterio di riduzione del numero dei parlamentari partendo dalle seguenti considerazioni:
• se la popolazione è costituita da 50 milioni di persone e si stabilisce che ogni parlamentare debba rappresentare 50.000 cittadini, si ottiene un parlamento costituito da 1.000 membri;
• i parlamentari devono svolgere il loro compito istituzionale coerentemente al loro programma elettorale e, in caso di materie non previste dal programma, soprattutto se particolarmente delicate come una riforma costituzionale o la partecipazione a una guerra, devono comunque votare secondo coscienza nel rispetto del popolo che rappresentano;
• in alcuni Paesi, come l’Italia, l’esperienza ci dimostra che ciò non avviene; i parlamentari votano a blocchi compatti secondo le indicazioni del partito di appartenenza (cosa del tutto normale visto che in sede di voto i cittadini non possono formulare alcuna preferenza e in pratica eleggono l’unico candidato proposto da un tale partito nella circoscrizione elettorale di competenza; con tale sistema i parlamentari sono nominati dai partiti e non eletti dai cittadini e quindi rispondono ai primi e non ai secondi); è storia recente il caso di due parlamentari che, avendo osato votare secondo coscienza e coerentemente ai rispettivi programmi elettorali, ma in contrasto con l’indicazione del partito, sono stati espulsi del partito e tacciati di alto tradimento;
• se i parlamentari rappresentano i partiti e non i cittadini, non ha più senso collegarne il numero alla popolazione;
A questo punto il criterio è semplice: il numero dei parlamentari deve corrispondere al numero dei partiti e ognuno voterà con un peso corrispondente a quello attribuito al partito di appartenenza, con drastica riduzione delle spese e raggiungimento della massima snellezza operativa; tale soluzione non diminuisce la democrazia, semplifica e rende più economico con molto realismo e senso pratico un sistema in cui la democrazia è già assente.
Volendo prodigarsi nella diminuzione dei parlamentari, si tratta di una brillante soluzione, ma è facile rendersi conto che si tratterebbe della risposta all’ennesimo falso problema, che ci svia nell’inquadrare quello vero e ci impedisce di perseguire la soluzione veramente necessaria; le ingenti spese sostenute per i parlamentari sono infatti un’inezia rispetto alle somme sperperate per finanziare i partiti e i mezzi di comunicazione, per pagare opere pubbliche faraoniche e inutili, per partecipare a missioni militari all’estero, insomma per sostenere una macchina politica inefficiente. Il vero problema è allora l’inefficienza delle istituzioni a sua volta causata dalla mancanza di una vera rappresentatività dei cittadini. In un tale sistema, non serve cambiare le persone, perché queste sono dei non rappresentanti; che senso ha sostituire un non rappresentante con un altro non rappresentante? Inquadrato il vero problema, bisogna impegnarsi a una rifondazione del sistema che assicuri una vera democrazia.

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3 Commenti per “4.a.17 – Bisogna ridurre il numero dei parlamentari?”

  1. Gerulfo delle Milizie ha detto:

    Per quella che è oggi la qualità dei nostri parlamentari, sarebbe meglio estrarli a sorte dalle liste anagrafiche. Sembra un’assurdità, ma se ci pensate bene basterebbe premere un pulsante, si risparmierebbero centinaia di milioni di euro in spese elettorali e il risultato sarebbe migliore perché anche nel sorteggio più sfortunato, su 950 pescati a caso qualcuno buono verrebbe fuori, oggi invece…

  2. Morias Enkomion ha detto:

    Scegliere tre persone competenti e con senso civico – nonche’ con una morale non alla De Sade – no, eh? Tre perche’ e’ il numero minimo per un voto a maggioranza.

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