Ricordando che il nostro patrimonio culturale si è formato con un susseguirsi di adattamenti e dato che ogni adattamento, consapevole o meno, può essere considerato come la soluzione di un problema, possiamo apprezzare sotto una diversa luce il valore dell’esperienza e della cultura come un capitale di possibili soluzioni a innumerevoli problemi.
Questo modo di vedere ci stimola però anche verso nuove considerazioni: sappiamo che trovare una soluzione ai nostri problemi spetta principalmente a noi stessi, almeno da adulti, e ciascuno di noi infatti cerca di affrontare i piccoli/grandi problemi di ogni giorno; ogni soluzione trovata è un nuovo gene culturale che arricchisce il nostro patrimonio culturale e, se condiviso, quello dell’umanità intera.
Ognuno di noi dunque produce nuove varianti culturali, dando il suo contributo all’evoluzione collettiva; ciò significa che non siamo mai solo semplici e passivi seguaci di tradizioni, perché è nella nostra intrinseca natura partecipare attivamente all’evoluzione culturale, quindi allo sviluppo della storia e della nostra società; la nostra tradizione culturale, essendo come già detto di origine servile, ci induce a sottovalutare questa nostra capacità, ma questa va invece valorizzata al massimo se vogliamo realizzare un mondo veramente democratico, ovvero sotto il nostro controllo.
A sua volta una vera democrazia è l’ambiente migliore per sfruttare questa capacità, poiché solo in essa la popolazione può dirsi libera e può far circolare le idee senza restrizioni. A tal proposito lo studio dell’evoluzione genetica ci mostra come questa proceda più velocemente e con maggiore varietà di specie, quindi di specializzazioni, quando vi è la possibilità di un continuo rimescolamento dei geni; lo stesso accade nell’evoluzione culturale, fin dai primi contatti commerciali che hanno portato alle grandi civiltà dell’antichità. Su queste basi possiamo dedurre che, con la moderna circolazione delle informazioni e con l’economia basata sulla condivisione delle conoscenze, ci stiamo muovendo nella giusta direzione.
La conoscenza dei meccanismi dell’evoluzione tuttavia ci dice anche che i vantaggi di un migliore utilizzo delle nostre capacità di innovazione saranno di breve durata; una più rapida innovazione porterà infatti a cambiamenti più veloci del nostro ambiente artificiale e ci porrà di fronte a nuovi problemi. Questo è il fenomeno già descritto della perenne emergenza evolutiva, la quale rappresenta, è proprio il caso di dirlo, la madre di tutti i nostri problemi. Se vogliamo evitare di sottoporci ad esigenze di cambiamento sempre più stressanti, dobbiamo interrompere questo circolo vizioso, dobbiamo fare in modo che le nostre soluzioni non siano causa di nuovi problemi; questo, come abbiamo scoperto, equivale a dire che esse devono essere compatibili con i nostri valori, dovranno cioè rispettare una sorta di codice morale per realizzare un progresso stabile che rallenti, invece di accelerare, la nostra frenetica evoluzione culturale.
Le nostre soluzioni dunque non si devono più limitare a risolvere i singoli problemi, ma devono evitare di crearne altri per la collettività, giungendo ad una sorta di ecocompatibilità sociale per una sana evoluzione, ossia per il vero progresso.
PALCO D’ONORE
CARLO PETRINI
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Voglio esprimere un apprezzamento all’immagine di questo post. E’ internet la nostra speranza, se riusciremo ad organizzarci per condividere e moltiplicare le molte conoscenze che abbiamo, ma oggi isolate e disperse, potremo cominciare a invertire la rotta. Viva Ofelon che dà l’esempio!
E allora sarà un caso che i nostri rappresentanti in parlamento, agendo nel nostro interesse, legiferano in modo da limitare sempre più la libertà della rete?
‘I nostri rappresentanti’ e’ una battuta ovviamente!