Consideriamo un problema molto attuale come quello dell’inquinamento dovuto allo scarico delle automobili: poniamo che una persona dotata di tanta buona volontà si trasferisca, dopo lunghe ricerche, in un appartamento a 1 km dal proprio ufficio al fine di poter andare a piedi al lavoro ed eliminare così la sua parte di inquinamento. Dopo tanto impegno che vantaggio trarrà il resto della popolazione da questa sua iniziativa? Un’automobile in meno su decine di migliaia comporterà una riduzione delle sostanze nocive assolutamente irrilevante, quindi per tutti i concittadini non vi sarà alcun vantaggio reale.
Quale vantaggio ci sarà per il nostro volenteroso camminatore? Respirando la stessa aria degli altri anche per lui la riduzione di sostanze nocive respirate sarà praticamente nulla e quindi la sua nobile iniziativa non servirà né a sé stesso, né agli altri. Probabilmente egli avrà la soddisfazione di aver fatto la propria parte dando il buon esempio, ma si tratta di un’illusione, come si può fare la propria parte realizzando qualcosa di totalmente inutile? Certo, se altri seguissero il suo esempio non sarebbe più una cosa inutile, ma noi sappiamo con certezza che non lo faranno, perché per rendere collettiva una simile iniziativa non è sufficiente un modello, è assolutamente necessaria un’organizzazione capillare ed efficiente, cioè un’organizzazione che non esiste.
Pur rendendo omaggio alla buona volontà del nostro concittadino esemplare, dobbiamo riconoscere che il suo tentativo è fallito, non ha ottenuto nulla e lo stesso accadrebbe a quei pochi che dovessero seguire il suo esempio.
Si deve concludere che non era un buon esempio, non era quella la parte che avrebbe dovuto fare un singolo individuo; l’inquinamento è infatti uno dei problemi collettivi per eccellenza e come tale richiede soluzioni collettive; la parte del singolo può pertanto essere solo quella di formare un gruppo di ambientalisti o di aggregarsi ad uno già esistente, sperando che questo diventi con il tempo tanto grande da poter realizzare soluzioni efficaci. Dobbiamo tuttavia ammettere che, per vari motivi, formare una grande e potente associazione ambientalista non è cosa facile, in molti vi hanno provato, ma con risultati ancora inadeguati.
Consideriamo ora un altro problema: la dipendenza dalle sigarette, cioè il fumo di tipo attivo; immaginiamo un’altra persona volenterosa che decida di fare la sua parte smettendo di fumare. Che vantaggio trarrà il resto della popolazione da questa sua iniziativa? Essendo l’uso delle sigarette un costume che si inserisce nella socializzazione, un fumatore in qualche modo incoraggia involontariamente gli altri a fare altrettanto, ma un singolo cattivo esempio in meno, tra tanti in continua attività, non porterà sensibile beneficio alla società. Dunque smettere di fumare non porta alcun beneficio agli altri, ma vediamo se ne porta alla persona in esame: i danni alla salute e la dipendenza psicologica dovuta al fumo attivo dipendono dalle proprie sigarette e non da quelle degli altri; in questo caso allora cambia tutto, il singolo trae grandi benefici da questa sua iniziativa, sia per la salute, sia per la libertà personale e anche per le sue finanze.
Indubbiamente egli non ha risolto il problema che le sigarette rappresentano per la nostra società, però almeno ha risolto il problema per sé stesso; il fumo attivo pertanto può essere considerato un problema con forte componente individuale in quanto il singolo individuo può risolvere la sua parte di problema dando un esempio che porterà vantaggi a tutti coloro che lo vorranno imitare.
Consideriamo ora un caso intermedio: il fumo passivo; immaginiamo venti impiegati di cui dieci siano accaniti fumatori che, per antica tradizione, fumino liberamente in ufficio. Se poniamo che tali impiegati lavorino in stanze separate in gruppi da cinque, sarà sufficiente accordarsi in sole cinque persone, in modo da formare una stanza di non fumatori, per risolvere o ridurre sensibilmente il problema del fumo passivo. Si tratta di un caso che può essere agevolmente risolto, a livello individuale, da un piccolissimo numero di persone e non da una grande e articolata organizzazione.
Abbiamo dunque visto che dei grandi problemi possono essere affrontati in modo collettivo, a beneficio di tutti, oppure in modo individuale a vantaggio del singolo o di pochi senza però recare danno agli altri, anzi estendendo il beneficio a tutti coloro che vorranno seguire il giusto esempio. Se poi una soluzione individuale dovesse diventare una moda, diffondendosi come un virus culturale, potrebbe anche risolvere il problema in modo collettivo senza alcuna particolare organizzazione.
Sappiamo che non tutti gli elementi culturali possono diffondersi in questo modo, ma quando questo è possibile, è certo un’opportunità da sfruttare; negli altri casi è invece necessario ricorrere alla forza del gruppo, cosa spesso proibitiva quando sono necessarie grandi associazioni di migliaia di individui, ma invece fattibile e rapida quando sono sufficienti poche persone, in tal caso è addirittura il problema stesso a stimolare la formazione del gruppo.
Davanti ai suoi grandi e piccoli problemi, l’uomo comune è forzato dunque a cercare soluzioni individuali o per piccoli gruppi poiché solo queste sono alla sua portata, salvo i rari casi in cui esistano già grandi associazioni in grado di aiutarlo; ne segue che una selezione dei problemi in base al tipo di soluzione (individuale, per piccoli gruppi, collettiva) risulta sovente inevitabile nella pratica.
PALCO D’ONORE
MUHAMMAD YUNUS
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Condivido la linea di pensiero di questo post, ma credo che non siamo culturalmente pronti a ragionare in questo modo. Aspettiamo tutti un Messia, un Superman, un Genio che ci risolva tutti i problemi e tendiamo a impersonarlo nell’uomo della speranza di turno. Oggi siamo tutti per Obama, domani saremo tutti delusi e tutti impegnati a cercare un altro uomo-che-non-c’é.
Sono d’accordo con Nazarina, è dilagante la sindrome del Deus ex machina.
Abbella, ma tutti chi? 😛
Col sistema attuale un presidente degli Stati Uniti d’America non puo’ non essere un portavoce delle lobbies, e ne e’ una dimostrazione il vicepresidente Hillary Clinton.
Permettetemi un piccolo supporto verso gli stoici: anche se il singolo non puo’ cambiare il problema dell’inquinamento, la sua idea puo’ attecchire successivamente. La storia della scienza e’ piena di questi casi… e poi, intanto se siamo qui e’ proprio perche’ siamo dei singoli che vogliamo fare qualcosa ma non abbiamo trovato ancora una vera soluzione! E’ ora, pero’, che i single si accoppino prima che le loro idee siano accoppate!