Le origini della criminalità si perdono nella notte dei tempi, comportamenti simili sono stati osservati anche fra gli animali, soggetti anche questa volta a particolari condizioni di scarsità di cibo. In simili condizioni furti e rapine compaiono anche fra membri dello stesso gruppo o della stessa famiglia, fino ad arrivare ad atti di cannibalismo. Tali comportamenti sembrano essere la versione individuale del comportamento bellico tribale, hanno la stessa origine e la stessa funzione, sono strategie per la sopravvivenza in caso di carestia.
I comportamenti umani però in genere si manifestano per tradizione culturale e non solo in caso di povertà estrema, inoltre spesso non sono atti individuali, ma effettuati da gruppi organizzati. I fenomeni criminali ci mostrano come probabilmente si è passati dai furti e rapine simili a quelli degli animali a comportamenti bellici tipici dell’essere umano. Una piccola banda di rapinatori equivale ad una banda di guerrieri che compie una scorreria ai danni di una tribù vicina; vi sono forti inibizioni e grandi rischi nel derubare membri della propria famiglia o della propria tribù, invece derubare degli estranei al gruppo è certo più facile e in genere meno rischioso, potendo contare sulla protezione e collaborazione della propria tribù. Quelle che chiamiamo associazioni a delinquere, sono gruppi di individui che si pongono al di fuori della società ufficiale e che si riorganizzano nel modo più naturale per gli esseri umani, cioè costituendo piccole o grandi bande formate da clan di amici o familiari proprio come le antiche tribù, e come queste trattano come prede gli altri esseri umani.
Le associazioni più grandi inoltre sviluppano al proprio interno una rigida gerarchia ed una rigorosa organizzazione, con un proprio regolamento o codice d’onore al quale si aggiungono rituali interni, fra i quali assumono particolare importanza quelli di iniziazione esattamente come i nostri lontani antenati.
Se escludiamo i cosiddetti delitti passionali, il resto dei fenomeni criminali appare molto più simile agli scontri fra tribù nemiche piuttosto che ad atti scorretti all’interno di una comunità animale; questo ci indica che la delinquenza è un fenomeno sociale che segue delle proprie leggi naturali e non la somma casuale del contributo dei singoli criminali. Una seconda conferma del fatto che i malviventi formino delle comunità indipendenti ci viene dal fatto che spesso arrivano a farsi la guerra fra loro, guarda caso per motivi economico-territoriali, come avviene nelle guerre di mafia. Una terza conferma ci viene dall’incremento di criminalità che segue i flussi migratori: gli immigrati hanno per vari motivi sempre grosse difficoltà ad inserirsi nella società locale, diversa per cultura, lingua e forse per etnia, la quale per sua natura tende a respingerli come corpi estranei; le popolazioni dunque rimangono a lungo distinte e sorgono inevitabilmente dispute per le risorse; posti di lavoro, case, luoghi aperti al pubblico, fondi per l’assistenza, ecc., sono le dispute territoriali moderne; se poi le attività illegali sono fra le poche risorse disponibili la predazione fra popolazioni rivali è inevitabile. Tale fenomeno si è ripetuto più volte nella storia, ad esempio negli Stati Uniti con la grande immigrazione di fine ottocento dall’Europa e attualmente dal Messico; lo stesso è accaduto in Europa occidentale con l’immigrazione dall’Africa, dai paesi dell’est e dall’estremo oriente.
Per quanto sia giusto che ognuno si assuma la responsabilità delle proprie azioni e ne subisca le conseguenze al fine di limitare e reprimere i fenomeni criminosi, nel cercare di prevenire tali fenomeni non possiamo dimenticare che sono frutto di leggi biologiche, sociali e culturali e non solo della malvagità dei singoli delinquenti; ecco perché tutti i tentativi basati sull’educazione religiosa, tesi a rendere più buoni i singoli esseri umani, hanno sempre fallito e lo stesso vale per la semplice dissuasione basata sulla minaccia delle forze dell’ordine. La criminalità è sopravvissuta a secoli di polizia e di religione, essa si sviluppa o regredisce indipendentemente o quasi da questi fattori; il fattore determinante è l’evoluzione della società e questo rende la criminalità un problema da affrontare e prevenire principalmente a livello politico; sono dunque i governanti che devono rendere sconvenienti le attività illegali e non la polizia, la quale è nata per gestire situazioni di emergenza, quando il reato è stato già commesso, o di pericolo, quando si ritiene che possa accadere a breve, con attività di prevenzione che, per quanto importanti, avranno sempre un’efficacia limitata.
È dunque necessario distinguere fra repressione e prevenzione: nella prima è fuori discussione la centralità del singolo delinquente, poiché, essendo lo scopo quello di evitare che si ripeta quanto già accaduto, si interviene su specifici eventi e sui relativi autori; nella seconda invece si cerca di evitare crimini non ancora commessi, pertanto non vi è alcun autore da perseguire e di conseguenza si deve intervenire più a monte, a livello politico, nella struttura della nostra società.
Un analogo discorso vale per la magistratura; sono frequenti le notizie di processi infiniti, di criminali liberati per decorrenza dei termini o per cavilli procedurali a cui seguono pesanti accuse a una magistratura molle, incapace di amministrare la giustizia. A ben vedere però, i giudici sono tenuti ad applicare la legge e quindi è l’operato del legislatore e dell’amministrazione che dovrebbe essere messo in discussione, non quello dei giudici.
La prevenzione e la riduzione dei fenomeni criminali è pertanto un compito specifico dei politici, ma si deve ricordare che se questi non sono soggetti a un efficace controllo democratico, formano inevitabilmente anch’essi una popolazione ben distinta dalla massa, divenendo in breve tempo una tipica classe dominante. Per quale motivo il gruppo dei potenti dovrebbe contrastare la criminalità che infierisce sulle masse? I politici combatteranno la criminalità solo se questa minaccia il loro potere e lo faranno nella misura in cui è necessario al mantenimento o al rafforzamento della loro supremazia, in caso contrario la delinquenza non sarà degna del loro interesse. Si può ben capire poi la gravità di una classe politica corrotta, a sua volta dedita a varie attività illecite o legalizzate appositamente: come possono dei delinquenti combattere efficacemente il crimine? Potranno al massimo contrastare le attività dei criminali concorrenti, ma favoriranno sempre i loro complici; ecco dunque che un sistema politico efficace ed autenticamente democratico risulta indispensabile per affrontare questo problema. La permanenza per molti decenni di grandi e potenti associazioni criminali sono un chiaro segno di connivenza o aperta complicità fra politica e criminalità, nonché di una mancanza di vera democrazia.
Riassumiamo quindi la rete di problemi legati alla criminalità: le cause storiche sono le stesse che portano anche alla guerra, ma rispetto a questa, risulta ancora più importante il contributo dato dai fattori culturali come la mancanza di democrazia e la cattiva gestione politica ed economica.
PALCO D’ONORE
ALESSANDRO BARATTA
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Peccato che i nostri Onorevoli rappresentanti non ci siano arrivati e abbiano preferito mettere per strada militari con mitragliatori che non potrebbero mai essere usati in ambito urbano e legalizzare le ronde di volontari. Seguendo questa scia, dato che le cose non miglioreranno, si potranno armare anche le ronde, poi liberalizzare la vendita e il possesso di armi e finalmente avere anche noi almeno una strage all’anno nelle scuole superiori.
Sono gli stessi che si fanno eleggere proclamando che ci vuole ordine e sicurezza per i cittadini e che appena eletti proclamano un bell’indulto perché le carceri sono sovraffollate.
Alla faccia della coerenza, e noi che continuiamo a votarli scegliendo quello che al momento sembra il male minore, anzi ci stiamo facendo convincere che è bene (ma per chi?) che ci siano solo due grandi partiti… mah!
Due apparenti coalizioni che all’interno sono ben divise in modo da dividere il popolo in rivoli e rigagnoli mentre loro moltiplicano il fusso delle entrate e del clientelismo. E’ un reale schifo profondo, ma guardiamo in faccia la realta’: chi ha il coraggio di mettersi contro i potentati economici? Alla fine meglio arricchirsi che condurre una vita di stenti o essere uccisi. Si’ perche’ i servizi segreti, credo si sia capito, lavorano per i ricchi, non per lo Stato…