4.b.14 – Sappiamo valutare la portata dei problemi radice?

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23 Agosto 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

Sappiamo valutare la portata dei problemi radice?

Parlando in astratto, tutti consideriamo negativamente l’ignoranza, la disinformazione, la disorganizzazione sociale e la mancanza di democrazia, ma per passare alle situazioni concrete bisogna tornare al concetto di percezione-reazione esaminato nello studio delle nostre strategie evolutive. E’ infatti improbabile che si possa reagire adeguatamente ai problemi radice senza averne piena consapevolezza e questa è ancora una volta offuscata dal grande inquinamento psicologico che caratterizza i nostri tempi. Riflettiamo insieme:
• come si fa a pensare che il problema dell’ignoranza sia una priorità in un mondo di laureati? La reale portata dell’attuale ignoranza è mascherata dai vari titoli di studio che tutti possiamo vantare, senza soffermarci sulla vera valenza di attestati e diplomi, nonché dalla convinzione che una persona ultraspecializzata, per esempio un neurochirurgo, non possa essere ignorante in infinite altre discipline alcune delle quali di fondamentale importanza;
• è mai possibile che esista un problema di disinformazione nell’era dei mass-media? La vera dimensione dell’attuale disinformazione è coperta dalla grande mole di dati che ci sommergono ogni giorno da diverse fonti: varie reti televisive, con vari telegiornali, rassegne stampa, interviste, esperti, ecc., ma la grande quantità è sempre più a discapito della qualità: giornalisti opinionisti, giornalisti conduttori, giornalisti portavoce, giornalisti intrattenitori, giornalisti mediatori, insomma tutto meno che veri giornalisti, cioè portatori di fatti, fatti oggettivi, non interpretati, manipolati, omessi o falsati;
• come si può percepire il problema della disorganizzazione sociale in pieno boom del terzo settore? L’effettiva consistenza dell’attuale frammentazione sociale è nascosta dalla miriade di forme associative esistenti: partiti politici, sindacati dei lavoratori, comitati di quartiere, associazioni sportive, congregazioni religiose, enti di beneficienza, fondazioni culturali, ecc., ma ancora una volta la quantità non permette di focalizzare la carenza di qualità: quante persone possono affermare che esiste un partito politico veramente rappresentativo? E un sindacato veramente affidabile? E un’associazione sportiva senza fini di lucro? E un ufficio pubblico veramente efficiente?
• non è inconcepibile parlare di mancanza di democrazia dopo la conquista del suffragio universale? Come può mancare in un mondo dove tutti votano? Abbiamo visto che è invece estremamente semplice: basta votare il meno peggio (rinunciando quindi ad avere dei veri rappresentanti), o votare delle liste compilate dalle segreterie di partito (rinunciando quindi alla libertà di voto), tuttavia è opinione assai diffusa che questo sia un modello di democrazia reale o che addirittura vi sia un eccesso di democrazia. Si tratta del problema radice più difficoltoso da estirpare proprio perché meno avvertito, anzi del tutto ignorato. Inoltre tale carenza di percezione è figlia dell’ignoranza (anche dei plurilaureati), della disinformazione (dovuta proprio ai mezzi di informazione) e della disorganizzazione sociale che ci porta, bisognosi della tutela di un gruppo come siamo, ad aderire ed appoggiare qualunque tipo di dittatura o falsa democrazia; questo paradossalmente vale maggiormente per chi è più insoddisfatto dello stato di cose attuale, perché essendo esasperato è disposto ad accettare di tutto pur di cambiare; ecco allora che i problemi radice si intrecciano fra loro creando una rete sinergica che ne amplifica la forza.

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4 Commenti per “4.b.14 – Sappiamo valutare la portata dei problemi radice?”

  1. Lucrezia dal Drago Alato ha detto:

    Da sempre, una delle principali regole per governare è quella di assicurare al popolo “panem et circenses”. Oggi il “panem” non manca, anche se adulterato, colorato, scaduto, avariato e addizionato, mentre per il “circenses” siamo all’apoteosi: premier league, europa league, champions league che possiamo seguire sempre più in “pay per view”, a canoni sempre maggiori, con parabole sempre più grandi, decoder sempre più sofisticati, opinionisti che gridano sempre più forte, che dicono amenità sempre più ridicole e il tutto senza muovere il culo dal divano, al massimo ci si deve adoperare con due o tre telecomandi.

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