4.c.9 – La migliore forma di democrazia è quella diretta?

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2 Settembre 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

La migliore forma di democrazia è quella diretta?

Il concetto di democrazia nasce essenzialmente al fine di eliminare l’autorità di una minoranza dominante, che nell’antica Grecia era costituita dagli aristocratici, proponendo un modello alternativo. Se si rifiuta la supremazia di una classe dominante è ovvio che la popolazione debba trovare una forma di autogoverno, perché se il potere politico venisse affidato solo a una parte della comunità si creerebbe una nuova classe dominante. E’ dunque importante rendersi conto che la democrazia ha un preciso scopo pratico, rappresenta uno strumento da costruire per ottenere risultati concreti e non un astratto valore morale fine a sé stesso. I modelli democratici si possono definire tali solo se realizzano un vero autogoverno della popolazione.
Il modello più semplice di democrazia, che si ispira a quello dell’antica Grecia, è quello della democrazia diretta, nella quale tutti i membri della comunità partecipano ad un’assemblea in cui vengono prese le decisioni che riguardano la collettività. Si tratta di un modello che oggi trova applicazione per esempio nei circoli culturali, in cui ogni membro ha pari importanza rispetto agli altri, oppure nei condomini, in cui ogni membro ha diritto a partecipare all’assemblea, ma con un voto il cui peso è proporzionale al valore dell’appartamento o ad altri criteri. Se infatti è necessaria una spesa per l’ascensore, i proprietari degli appartamenti all’ultimo piano saranno chiamati a contribuire in misura maggiore rispetto a quelli del piano terra e di conseguenza, dovendo decidere la spesa, è normale che i primi abbiano un voto con peso maggiore rispetto ai secondi. Tale banale esempio ci dimostra come un interesse comune non debba necessariamente corrispondere a un uguale interesse.
E’ importante inoltre notare come la democrazia diretta sia applicata con successo solo in comunità costituite da un numero limitato di membri; ciò per evidenti ragioni pratiche: un’assemblea con migliaia di partecipanti avrebbe difficoltà a trovare gli spazi necessari, ma anche con solo poche decine di membri, vi sono enormi difficoltà di comunicazione e di gestione del dibattito. Quanto maggiore è il numero dei membri, tanto maggiore è la necessità di limitare i propri interventi nel dibattito, fino ad arrivare presto a un numero tale che impedisce a molti dei presenti di esprimersi e quindi di partecipare attivamente alla discussione. In quest’ultimo caso, pur mantenendo il diritto di voto, la partecipazione risulta menomata e con essa il proprio contributo all’autogoverno che, come abbiamo visto, è l’obiettivo della democrazia.
I membri che non riescono a partecipare al dibattito formano un gruppo anonimo che dovrà necessariamente votare le opinioni espresse da altri; essi, seguendo la natura umana, si sentiranno istintivamente dipendenti dal gruppo degli opinionisti che assumeranno la funzione del capobranco; si ricordi che la scelta del leader avviene secondo meccanismi inconsci e non razionali, spesso ci affidiamo a personaggi che ostentano sicurezza e abilità oratoria, che riescono cioè a coinvolgerci emotivamente, anche se non stanno tutelando i nostri interessi. In un gruppo molto numeroso aumenta inoltre la probabilità di differenze di preparazione e di informazione sui singoli argomenti da discutere e si tenderà a dare credito a chi si presenta come esperto della materia. Questa situazione costituisce evidentemente l’ambiente ideale per i manipolatori, i quali vedranno aumentare il proprio successo al crescere del gruppo degli anonimi.
A questo punto ci saranno dei membri che partecipano fisicamente all’assemblea, ma di fatto vengono raggirati dai manipolatori e votano contro i propri interessi, quegli stessi interessi per tutelare i quali è stata concepita la democrazia. Tale fenomeno era già noto ai tempi dell’antica Grecia, quando fu rilevato che tale sistema privilegiava gli oratori senza scrupoli, abili nel circuire il popolo, i quali, forti del proprio seguito soffocavano la voce degli uomini con le idee migliori.
Lo stesso principio è stato in seguito largamente sfruttato da personaggi come Giulio Cesare, Napoleone, Mussolini, Hitler, Lenin, Stalin e Fidel Castro, i quali hanno tutti raggiunto e mantenuto il potere con ampio seguito popolare. Seguendo un percorso inverso, tanto minore è il numero del gruppo, tanto minore sarà la forza dei manipolatori.
Possiamo allora riassumere i quattro fondamentali concetti del modello di democrazia diretta:
• La democrazia diretta non implica la completa uguaglianza dei partecipanti all’assemblea, ma il diritto di partecipare alla stessa;
• La partecipazione diretta di tutti i membri perde progressivamente di efficacia al crescere del numero dei partecipanti fino a compromettere la stessa democrazia;
• La varietà degli argomenti trattati, nonché la conseguente quanto inevitabile ignoranza sugli stessi, compromette la capacità di partecipare con cognizione di causa invalidando completamente la democrazia;
• La democrazia diretta, applicata alle grandi masse, si può facilmente trasformare in dittatura.

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2 Commenti per “4.c.9 – La migliore forma di democrazia è quella diretta?”

  1. Alafrida dal Lago ha detto:

    Il termine democrazia è uno dei più usati a sproposito, tutti ne parlano, molti la ritengono indispensabile, alcuni vorrebbero modificarla, pochi sanno esattamente cosa significa, quasi nessuno si rende conto che non è mai esistita.

  2. Petronilla la Sottile ha detto:

    Mi sembra molto importante sottolineare il concetto che un interesse comune della popolazione non significa necessariamente un uguale interesse dei singoli membri della medesima popolazione.

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