La nostra natura ci porta a essere comandati e non a essere rappresentati, quindi ad avere un capo e non un rappresentante, ma la nostra natura ci ha anche selezionato per vivere in un villaggio costituito al massimo da un centinaio di persone: come si può conciliare la nostra natura con i moderni stati formati da milioni di persone? Come si può avere rispetto dei propri capi senza conoscerli? Come si può acquisire un’identità e un orgoglio nazionale senza una vera comunità?
Secondo noi è questa la strada da percorrere, se riusciremo a rispondere ai suddetti quesiti in armonia con la nostra natura, allora potremo cominciare a disegnare il nostro prototipo di strumento democratico.
Il villaggio moderno, nonostante sia stato concepito per dare vantaggi immediati a chi ne fa parte, può anche costituire una valida palestra di cultura democratica. Il villaggio è infatti costituito da persone affini che hanno liberamente scelto di unirsi e che possono liberamente decidere di dividersi (non solo per contrasti, ma anche e soprattutto per crescere), persone più o meno intercambiabili sui concetti di base che scelgono il proprio rappresentante in base alla sua disponibilità ed un capo, quando necessario, in base alla stima maturata con la conoscenza diretta. I villaggi vengono rappresentati da un delegato permanente che assicuri la continuità nei rapporti con gli altri villaggi e questo viene affiancato da un esperto della materia da discutere; i diversi livelli di federazione dei villaggi portano all’innovativo modello concentrico già esaminato in precedenza e quindi i villaggi possono costituire le cellule di un nuovo tessuto sociale, le componenti di una nuova struttura: la struttura democratica.
IL CASO CELEBRE
GIUSEPPE GARIBALDI
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“le cellule di un nuovo tessuto sociale” bellissimo concetto, speriamo che sia un tessuto resistente, ignifugo, impermeabile, soffice e colorato.