Un vecchio detto popolare recita che “ci vorrebbe un medico in ogni famiglia”. Vista la delicatezza del ruolo del medico, ognuno di noi vorrebbe sempre affidarsi a una persona della massima fiducia, cioè un parente o almeno un amico. Un discorso analogo vale per il proprio rappresentante politico e non è un caso che, quando una persona può vantare un parente o un amico in parlamento, un altro detto popolare dice che tale persona “ha un santo in paradiso”. Quest’ultimo detto la dice lunga su come vediamo l’attuale assetto sociale: il parlamento non rappresenta il centro del nostro sistema concentrico, è piuttosto il vertice di una piramide, una piramide così alta che il vertice si trova sopra le nuvole in una sorta di moderno Olimpo.
Chi riesce a partecipare a tale paradiso viene pertanto venerato come un santo protettore, ma in un sistema in cui i parlamentari sono alcune centinaia, mentre la popolazione è costituita da molte decine di milioni di persone, è matematico che solo pochi fortunati possano avere un parente o un amico in parlamento. In un simile contesto il problema non è trovare dei parlamentari illuminati che governino con imparzialità, semplicemente perché ciò è impossibile, l’obiettivo da raggiungere è quello di un nuovo sistema che permetta di affidarsi a una persona vicina, con cui confrontarsi e a cui rivolgersi per le proprie esigenze, a cui prestare il proprio supporto quando necessario e su cui esercitare il doveroso controllo, insomma un sistema che sia un’estensione del modello concentrico già descritto in un precedente capitolo.
IL CASO CELEBRE
MILORAD BLAGOJEVIC
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Ma in questo modo non si ottiene un parlamento con centinaia di migliaia di membri?
Secondo il sistema enunciato nei capitoli precedenti no, ma vorrei capire quali e quanti sarebbero gli adattamenti. Inoltre, se per ogni decisione che riguardi lo Stato si dovesse passare da tutti i gradi ‘inferiori’ ci vorrebbe un po’ di tempo per prendere delle decisioni. Dall’altro lato e’ anche vero che un corretto decentramento – non quello attuale – dell’attivita’ politica lascerebbe aperte poche decisioni di carattere generale, soprattutto legate alle relazioni internazionali. E qui casca… non l’asino ma il castello di carte… nel senso che cambiare uno stato non cambierebbe il sistema complessivo, e ci sarebbero sempre delle forti ingerenze volte a ripristinare le condizioni preesistenti, cioe’ quelli attuali, indubbiamente piu’ lucrative per le lobby e le multinazionali. Anche un colpo di stato ovviamente ‘voluto’ dalla gente perche’ ‘si stava meglio quando si stava peggio’.
Non e’ fantapolitica…
E perché pensi che il nostro castello di carte voglia interessare solo uno Stato? 😉
Infatti un cambiamento locale non servirebbe a nulla. Bene, sono d’accordo che bisogna pensare a livello di razza umana, non di stati.