3.a.6 – Si deve perseguire la ricchezza?

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6 Giugno 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

ricchezzaSi deve perseguire la ricchezza?

Bisogna essere chiari su cosa si intende per ricchezza: secondo la comune definizione delle scienze economiche, la ricchezza è un insieme di beni, cioè un insieme di cose in qualche modo utili alla vita, cose che soddisfano delle necessità umane. In base a questo concetto la ricchezza è per definizione uno strumento per realizzare il nostro benessere, per vivere bene la nostra vita.
In effetti, qualunque attività che ci procuri soddisfazione, come mangiare, curare la propria salute, divertirsi o viaggiare, richiede l’impiego di risorse materiali, cioè dei beni sopra citati; in realtà anche i beni immateriali come la cultura, un dignitoso ruolo sociale o gli affetti familiari, tutti preziosissimi per vivere bene la nostra vita, spesso vengono pesantemente supportati dalle risorse materiali di cui si dispone. È opportuno inoltre ricordare che anche per aiutare gli altri in genere è necessario l’impiego di risorse economiche, tanto che un antico saggio sosteneva che per aiutare i poveri la miglior cosa è essere ricchi; la ricchezza quindi è per sua natura al servizio della vita sia individuale che collettiva, è giusto dunque parlare di ricchezza di una comunità o di una nazione.
Incrementare le proprie ricchezze significa aumentare la propria capacità di vivere bene la propria vita e aiutare gli altri a fare altrettanto; la produzione di ricchezza per sé e per gli altri dovrebbe dunque essere considerata una virtù, alcuni sostengono perfino che sia un dovere morale, ma perché allora numerose religioni e diverse ideologie politiche condannano la prosperità economica e la sua ricerca? Il fatto è che la ricchezza è una parola con vari significati ed è facile fare confusione: prendiamo ad esempio una collana di diamanti, sappiamo che ha un grande valore in denaro, quindi è un bene prezioso, ma a cosa serve? In che modo aiuta la vita? Si tratta di un banale ornamento, ma è un oggetto simbolo di benessere economico, quindi di prestigio sociale, quindi di potere; dobbiamo ricordare che noi siamo animali sociali, come tali esibiamo istintivamente al resto della comunità la nostra posizione nella gerarchia sociale e lo facciamo in mille modi e in continuazione: si parte dalla scelta dei vestiti, dall’avere la scrivania più grande degli altri sul posto di lavoro, i posti migliori allo stadio o al teatro fino a esibizioni costosissime come le auto di lusso, i gioielli, le barche a vela e gli aerei personali.
Siamo di fronte a un altro tipo di ricchezza il cui fine non è vivere bene, ma competere e prevalere sugli altri, una ricchezza che può essere definita come insieme di beni utili per ottenere il massimo potere e prestigio sociale. Consideriamo ora la figura classica del vecchio tanto ricco quanto avaro, che per tutta la vita ha lavorato come uno schiavo sacrificando ogni soddisfazione per accumulare un grande patrimonio; egli è sempre vissuto da povero per essere ricco, ma di una ricchezza che non userà mai per vivere bene, essendo concepita solo per diventare ancora più ricco, per avere un posto di riguardo nella classe sociale più potente e prestigiosa. Si tratta quindi di una ricchezza nemica della vita, l’esatto contrario di quella di cui si parlava all’inizio del paragrafo, tuttavia sappiamo bene quanto è facile fare confusione o passare dall’una all’altra. La differenza fondamentale fra queste due forme di ricchezza è data proprio dal valore che tutelano: la prima la vita, la seconda il potere; quando il potere diventa più importante della vita, la prosperità economica assume un ruolo negativo.
In una situazione di spietata concorrenza, come capita spesso di trovare nella società umana, per primeggiare è opportuno schiacciare gli altri e per accumulare beni non si esita a sottrarli agli altri; nei paesi poveri inoltre il benessere economico è appannaggio della sola odiata classe dominante e quindi associato ad essa. Non dobbiamo dunque stupirci se il concetto negativo di ricchezza è quello più comune, con il lusso padre di ogni vizio e l’opulenza causa di corruzione e di ogni malvagità umana; vi è inoltre un altro vantaggio nell’esaltare la povertà, quello di aiutare la massa di schiavi, di servi e di poveri ad accettare la propria condizione e sopportarla meglio. Nel ricco mondo occidentale l’esaltazione della povertà oggi non viene più predicata, anzi viene avversata come ostacolo del consumismo, cioè di quella cultura che viene propagandata come il motore del progresso dell’umanità, ma i pericoli legati al potere economico sono invece più grandi che mai, la concorrenza sempre più dura e la qualità della vita sempre più bassa. Ciò significa che di fatto il mondo occidentale è sempre meno ricco, nel senso che la ricchezza è costituita di cose sempre meno utili per la popolazione, ma si continua ad alimentare quell’inquinamento psicologico che tende a far credere il contrario, perché un povero consapevole consuma con parsimonia e tende a risparmiare piuttosto che a indebitarsi. Acquistiamo piccoli appartamenti con mutui per quaranta anni? Compriamo qualsiasi oggetto con onerosi finanziamenti da restituire a rate? Spendiamo buona parte del reddito per telefonare? Non importa, tanto siamo occidentali, facciamo parte del ricco mondo occidentale e quindi siamo ricchi, come testimoniano i televisori al plasma nei nostri salotti, i telefonini nelle nostre tasche, e gli i-pod nei nostri orecchi.
Per facilitare le cose in seguito continueremo a chiamare ricchezza il fenomeno positivo e potere economico il fenomeno negativo, perché si tratta di concetti che nella mente sono difficilmente separabili e che di conseguenza lo sono anche nella pratica quotidiana, per cui usare dei termini differenti è sicuramente opportuno. Possiamo dunque concludere che la ricchezza è uno strumento indispensabile per vivere bene la nostra vita ed aiutare i nostri cari a fare altrettanto ed è importante educare i nostri figli a distinguerla dal potere economico in modo da non perdere di vista il valore fondamentale che è la loro vita.
Un discorso perfettamente analogo può essere effettuato sull’attività che produce la ricchezza, cioè sul lavoro, che è un valore importantissimo proprio perché fonte di benessere per il singolo, per la famiglia e per la comunità, ma che assume un ruolo negativo se al servizio del potere economico.
È opportuno aggiungere che se perseguire la ricchezza è giusto, per farlo con efficacia non basta però esserne consapevoli, è necessario anche un ambiente che ne dia l’opportunità: il nostro ambiente è la nostra società e dalla sua economia dipende in modo significativo anche la nostra; siamo animali sociali, dalla nostra collaborazione dipende ogni attività produttiva, ne segue che da una buona organizzazione della collettività, cioè da un’efficiente simbiosi, coerente con la nostra natura, che dia opportunità di crescita e distribuisca in modo equo le risorse dipende la creazione di ricchezza e quindi la tutela della vita individuale, familiare e collettiva.

Sulla cresta dell'onda

IL CASO CELEBRE
    JOHN DAVISON ROCKEFELLER 
 

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5 Commenti per “3.a.6 – Si deve perseguire la ricchezza?”

  1. Nazarina da Fiastrone ha detto:

    Mai visto affrontare questo tema con tanta chiarezza. In genere si discute fra chi è a favore e chi è contro la grande ricchezza, ma come succede purtroppo in molte questioni, si discute parlando di due concetti diversi senza rendersene conto. Se questo fenomeno lo vogliamo chiamare inquinamento psicologico va bene, l’importante e che si cominci una bonifica culturale.

  2. Angelica dal Vessillo Dorato ha detto:

    Il fatto che il denaro non faccia la felicità non significa tout court che produca l’infelicità, vuol dire che non è una condizione sufficiente, ma non che sia una condizione incompatibile con la felicità.

  3. Morias Enkomion ha detto:

    Il denaro e’ la causa principale dei problemi mondiali. La maggior parte delle persone non conosce come viene creato il denaro e pensa che possedendone tanto significhi essere ricco. Ma ricco di cosa? Di oggetti inutili che il denaro puo’ comprare?
    Storicamente il denaro nasce per la necessita’ di avere un’unita’ di scambio fra beni diversi, considerando il limite del baratto. Vi immaginate scambiare un bue con un paio di scarpe, grano, olio e vino?
    Allora era necessario, visto che cio’ che si scambiava, in realta’ era l’energia necessaria a produrre il bene, valutata in termini di energia lavorativa: se fossimo contadini del ‘200 ci renderemmo conto quando e’ faticoso produrre un chilo di grano!
    La moneta fu quindi introdotta, inziamente come titolo rappresentativo di una merce depositata, normalmente oro o argento. Tale sistema continuo’ con poche differenze fino a Bretton Woods, quando si decise di non ancorare piu’ il valore della moneta alle riserve auree. Gia’ da prima le banche avevano liberta’ di emettere moneta da quel momento tale liberta’ fu ancora piu’ ampia. Ma stiamo attenti: mentre fino alle fine dell’800 gli istituti di emissione erano numerosi, a partire dal ‘900, in tutti i principali stati mondiali, si decise di creare un’unico istituto di emissione. Gli azionisti di tale istituto di emissione erano le piu’ grosse banche. Si crearono quindi le Banche Centrali, che emettono la banconote. Niente di strano, saremmo portati a pensare… e no! Perche’, come detto, gli istituti di emissione non appartengono allo Stato, cioe’ a noi, ma alle banche azioniste!!! Il denaro emesso dalla Banca d’Italia e’ acquistato dallo Stato dietro pagamento del signoraggio, denaro che poi viene moltiplicato grazie allo sporco lavoro delle banche che sono tenute ad avere riserve minime. E loro prestano, prestano… tanto se poi succede qualcosa chi paga? Noi tutti, come succede ad ogni crisi. Crisi voluta dalle banche.

    In Gran Bretagna, circa un anno fa, alcuni MP – Member of Parliament, cioe’ parlamentari britannici – hanno convocato dei banchieri accusandoli di essere la causa della crisi con i loro comportamenti. I banchieri hanno detto: “avete ragione, sorry, staremo piu’ attenti”. E sono andati via, mantenendo intatte le loro milionarie bonus share.

    Sarebbe ora di cominciare a svegliarci… perche’ adesso il denaro non serve piu’. Il motivo? Ora e’ possibile ottenere, potenziamente, tutto gratis. No, non sono pazzo. Il motivo e’ legato a quanto accennato prima: l’energia. Adesso, tecnologicamente, e’ possibile avere energia gratis, quindi produrre beni gratis. Sara’ per questo che invece di investire in fonti di energia a costo zero continuiamo a cercare petrolio, costoso e limitato? E chi controlla il petrolio? Magari gli stessi che controllano le banche?

    • Guglielmo l'Eclettico ha detto:

      La prima mezza riga non la condivido, leggendo il resto del commento si capisce che hai usato il termine denaro per indicare il sistema monetario, ma anche questo, e tutti i problemi che ne derivano come giustamente evidenzi, non è una causa ma un effetto. Procedendo in questo percorso abbiamo individuato quattro cause che abbiamo chiamato “problemi radice” e quando passerai anche tu quella tappa, cominceremo ad estirparli insieme.

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