3.b.1 – Cosa significa libertà?

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13 Giugno 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

tuffatoreCosa significa libertà?

La parola libertà fondamentalmente significa avere la capacità e la possibilità di compiere un’azione senza impedimenti, restrizioni e limiti. In tale definizione di libertà possiamo notare due aspetti basilari: la possibilità di fare qualcosa e la possibilità che qualcosa ce lo impedisca; a seconda dei casi viene evidenziata ora l’una ora l’altra prospettiva: parlando di libertà di azione, senza fare riferimento ad eventuali ostacoli, oppure parlando di libertà da qualcosa, sottolineando i pericoli che possono minacciarla. Pertanto un aumento delle nostre possibilità di agire comporta sempre un aumento della nostra libertà e viceversa; in modo analogo il superamento o la comparsa di un qualsivoglia ostacolo o limite ne implica rispettivamente un incremento o un calo.
Secondo i diversi casi la parola libertà assume molte diverse sfumature di significato; di particolare importanza è la libertà di diritto o legale, la quale si ha quando l’ordinamento giuridico ci riconosce la facoltà di agire, autorizza espressamente il nostro comportamento o quantomeno non lo proibisce, come nel caso della libertà di pensiero, di stampa, di espressione, di circolazione, di religione, ecc..
Alla precedente spesso si contrappone la libertà di fatto, che si ha quando la nostra azione è materialmente possibile e non comporta conseguenze tali da scoraggiarci, nemmeno se proibita dalla legge, vuoi perché la pena è irrisoria, vuoi perché si ha la certezza (o quasi) di non essere scoperti.
Combinando poi questi due tipi di libertà si ottiene una serie di casi da tenere ben presenti:
• quando la libertà di diritto rende legale quella di fatto, si ha una libertà reale che risulta concretamente attuabile (libertà di esercitare un’impresa commerciale in un contesto economico-giuridico favorevole; libertà di svolgere un’attività di lavoro dipendente che assicuri una vita dignitosa);
• quando alla libertà di diritto non corrisponde quella di fatto, a causa di grandi ostacoli da superare che rendono la nostra azione sconveniente, si ha una libertà apparente; tale apparenza, indotta proprio dalla legalità, può portare a comportamenti autolesionisti (libertà di esercitare un’impresa commerciale in un groviglio di adempimenti burocratici e amministrativi, di pesanti oneri fiscali e previdenziali, di difficoltà di accesso al credito, di mancanza di lavoratori specializzati e di flessione dei consumi; libertà di svolgere un’attività di lavoro dipendente mettendo a rischio la propria incolumità, svolgendo mansioni alienanti e subendo vessazioni di vario tipo);
• quando si ha solo la libertà di diritto in assenza di ogni libertà di fatto, perché la nostra azione è del tutto impraticabile (o lo diventa in breve tempo) si ha una falsa libertà (libertà di esercitare un’impresa commerciale con licenze di autorizzazione, concorrenza da parte di operatori abusivi, estorsioni da parte di organizzazioni criminali, finanziamenti a tassi da usura, tributi anticipati su un reddito ipotetico e contributi previdenziali dovuti anche in caso di reddito negativo; libertà di svolgere un’attività di lavoro dipendente la cui remunerazione non permette di disporre di una casa e di provvedere al proprio sostentamento, non permette cioè di essere autosufficienti).

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3 Commenti per “3.b.1 – Cosa significa libertà?”

  1. Nazarina da Fiastrone ha detto:

    La tripartizione in libertà reale, apparente e falsa è un’altra magia contro l’incantesimo di cui siamo tutti schiavi: l’inconsapevolezza.

  2. Morias Enkomion ha detto:

    Siamo degli schiavi ignoranti perche’ cosi’ si vuole nei palazzi del potere. Ma molti schiavi, pur avendo la possibilita’ e la capacita’ di vedere, preferiscono tenere chiusi gli occhi: questo e’ il vero dramma contemporaneo.

    • Guglielmo l'Eclettico ha detto:

      E ti sei chiesto perché preferiscono tenere chiusi gli occhi? Secondo me per una sindrome di impotenza. Si raggiunge presto la consapevolezza che da soli non si può cambiare il mondo, chi comunque ci prova si scotta e torna indietro in una rassegnazione ancora maggiore, se ci si guarda intorno difficilmente si trovano altre persone in grado di aprire gli occhi e quindi si perde la speranza di poter mai creare un gruppo talmente grande da poter sovvertire il sistema. Naturalmente questa depressione cosmica viene alimentata dal gruppo dominante che ci vuole tutti iperattivi a recepire (e quindi a comprare) ogni nuova tecnologia, ma assolutamente castrati di fronte a una novità sociale. Bisogna allora dimostrare alle persone che possono aprire gli occhi che possono anche guardare lontano e senza binocolo. Come? Cerchiamo di scoprirlo insieme procedendo… a piccoli passi 😉

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