3.b.8 – La religione è una minaccia oppure un bene da tutelare?

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21 Giugno 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

La religione è una minaccia oppure un bene da tutelare?

Da quanto detto sopra si potrebbe pensare che le religioni siano un pericolo costante per la libertà in quanto per loro natura sono tradizionaliste, portatrici di dottrine autoritarie e dogmatiche, ostili a ogni forma di libertà a cominciare proprio da quella di religione e capaci di toglierci la capacità di pensare liberamente sin da bambini; si potrebbe pertanto ritenere che andrebbero eliminate sia in nome della libertà che del progresso.
Esaminiamo con calma qual è la vera natura delle religioni: esse sono veramente tradizionaliste? Questa è forse la loro caratteristica principale poiché esse sono uno strumento per tramandare gli assi portanti della cultura di un popolo alle generazioni successive, in particolare i valori, i modelli di comportamento, i rituali e la filosofia (intesa come mappa mentale collettiva). Sono per natura portatrici di dottrine autoritarie e dogmatiche? Solo se devono tramandare una cultura altrettanto autoritaria e dogmatica, come quella europea derivata da quella dell’Impero Romano e delle popolazioni barbare. Il confronto con altre culture ci può aiutare a capire questo concetto: in Asia, ad esempio, è possibile per un singolo individuo essere sia buddista che taoista, ovvero seguire due religioni differenti allo stesso tempo, cosa impensabile in occidente anche per i laici; eppure si tratta pur sempre di religioni, i loro rituali e l’atteggiamento devoto dei loro seguaci non lasciano dubbi. Molte delle caratteristiche normalmente attribuite a tutte le religioni sono in realtà peculiari solo della nostra particolare religione e della nostra cultura; se dunque provenissimo da secoli di tolleranza, libertà e cultura dell’innovazione anche la nostra dottrina religiosa avrebbe queste caratteristiche.
Come abbiamo detto in tutte le culture vi è sia un lato tradizionalista che uno innovativo e in genere il primo è dominante; lo stesso vale per le religioni le quali, avendo il compito di conservare le tradizioni, lasciano ancor meno spazio all’innovazione; tuttavia è accertato che anch’esse evolvono insieme al retaggio culturale che tramandano.
Tutte le fedi religiose hanno infatti due componenti fondamentali, una molto intima detta credo personale o percorso di fede e l’altra collettiva costituita dalla dottrina ufficiale, dal sistema di credenze collettivo e dalle tradizioni in genere; alla seconda parte è affidata chiaramente la tradizione, ma alla prima è riservato un minimo di interpretazione e adattamento al contesto in cui si vive; è infatti risaputo che ognuno tende ad aggiustarsi i precetti religiosi a modo suo. Quando dei nuovi valori si inseriscono nel credo personale e si diffondono nella popolazione, essi finiscono per essere accettati dalla dottrina ufficiale per quanto contraddittori possano essere con i precedenti; a volte questo processo può richiedere dei secoli, ma a volte basta una generazione, dipende dalla spinta innovativa presente nella popolazione.
Si può pertanto affermare che le religioni non producono intolleranza, violenza ed oscurantismo, ma le tramandano come ogni altra caratteristica culturale, positiva o negativa che sia. Eliminare le religioni non è dunque necessario; una volta inseriti nel credo individuale i nuovi valori di tolleranza, pluralismo, libertà, adattamento, innovazione ecc., questi diffondendosi entreranno prima o poi nella tradizione collettiva e quindi nella dottrina religiosa. Nel nostro mondo in rapida evoluzione, anche le religioni per sopravvivere devono spostare il loro punto di equilibrio il più possibile verso l’innovazione e ciò significa dare maggiore spazio al credo personale, cosa che in occidente sta già accadendo anche contro l’opinione delle autorità religiose; queste vedono infatti diminuire il loro ascendente sulla popolazione che sta sviluppando una nuova tradizione religiosa tutta sua. Se quindi le antiche religioni europee non riusciranno a stare al passo con i tempi, si estingueranno e saranno soppiantate da nuove forme di culto.
Si è spiegato perché non è necessario cercare di eliminare le religioni, ma possiamo anche affermare che è assurdo provarci: per secoli in Europa la religione ha condannato il piacere sessuale e ha cercato di reprimere la sessualità umana in ogni modo come se fosse una cattiva usanza, una moda da cancellare, ma non vi è riuscita, come mai? Perché è impossibile, è decisamente contro natura, la sessualità è profondamente radicata nella nostra natura biologica, non può essere separata dall’essere umano, è come combattere contro i mulini a vento, non si può vincere questa battaglia.
Paradossalmente, lo stesso vale per le religioni; l’uomo è per sua natura religioso, è un animale culturale che deve trasmettere il suo sistema di credenze e lo strumento che la natura gli ha dato per farlo è il credo religioso. Le religioni si possono modificare, sostituire, ma non eliminare; alcuni, durante la grande spinta innovativa dell’inizio dell’era industriale, ci hanno provato, ma essi stessi hanno presto iniziato ad assumere atteggiamenti religiosi nei confronti del loro sistema di credenze, specialmente in ambito politico e filosofico.
Un uomo senza religione dunque ne produce spontaneamente una nuova su misura per lui e cercherà di diffonderla; è chiaramente un’esigenza psicologica profondamente radicata nella nostra natura e questo spiega come mai dopo secoli di razionalismo, ateismo, cultura laica e scientifica, non solo le vecchie religioni non sono scomparse, ma ne sono comparse di nuove e con notevole successo.
Come l’evoluzione culturale, le religioni possono nel tempo prendere una direzione positiva o negativa, spetta a noi guidarle inserendovi i nostri nuovi valori e dimenticando i vecchi oppressivi atteggiamenti, il resto verrà da sé.
Con le religioni bisogna dunque conviverci e nel mondo sempre più globalizzato bisogna imparare a farlo anche con quelle degli altri; in questo nuovo contesto la libertà di culto assume una nuova importanza: un tempo non era possibile scegliere a quale fede aderire e questa era una delle offese più evidenti alla libertà di pensiero; dato che un pensiero libero implica un credo libero, la libertà di culto nasce come naturale conseguenza della libertà di pensiero e della libertà di espressione che, come sappiamo, non possono essere separate; ecco allora che la libertà di religione include anche quella di professare liberamente la propria fede.
È importante ora osservare che la libertà di espressione non può implicare la libertà di oltraggio e ciò in quanto ogni libertà di azione deve sempre rimanere nei limiti del rispetto reciproco; coerentemente anche la pratica religiosa deve rimanere libera entro i limiti stabiliti dalla legge, non si può giustificare un’azione illegale invocando la libertà di culto e la repressione legale di tale azione non è discriminazione religiosa.
Nel mondo attuale, dove popoli con fedi diverse e un tempo distanti ora convivono uno accanto all’altro, la libertà di culto è diventata anche una necessità per la convivenza ed offre nuove possibilità di scelta fra nuove idee, nuovi modelli di comportamento, nuovi valori e tradizioni, quindi maggiore libertà in generale e nuove prospettive di progresso.
Possiamo allora concludere dicendo che oggi la libertà di religione è un valore molto importante e che le religioni del futuro, se arricchite dei valori anzidetti, potranno essere uno strumento al servizio della tolleranza, della libertà e del progresso, ma ancora una volta dipenderà solo da noi.

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6 Commenti per “3.b.8 – La religione è una minaccia oppure un bene da tutelare?”

  1. Angelica dal Vessillo Dorato ha detto:

    Dipenderà solo da noi… è questa la cultura che ancora manca, siamo tutti abituati ad aspettare che qualcun altro ci tolga le castagne dal fuoco e siamo dispersi in una miriade di individualità che al massimo possono lamentarsi della sfortuna, del fato avverso, dei tempi che cambiano, dei valori che non ci sono più o più semplicemente del governante di turno che non riesce a fare l’impossibile.

    • Carlotta da Camerino ha detto:

      Non solo siamo abituati così, ma ci piace pure gongolarci nelle nostre sterili lamentele senza un vero impegno di nessun tipo. Viva l’ipocrisia generalizzata.

  2. Gismondo il Malagrotta ha detto:

    Incredibile questo post che parte evidenziando la grande potenzialità di plagio mentale delle religioni per poi teorizzare che la religiosità è una caratteristica innata, fino a concludere sul ruolo fondamentale delle religioni nel prossimo futuro. Anche se tutto segue un filo logico per me non è facilissimo da metabolizzare.

  3. Morias Enkomion ha detto:

    Tutti abbiamo un Personal Jesus – atei e agnostici compresi: la fede nell’uomo e’ una fede – ma credo bisogna distinguere tra religione, cioe’ organizzazione, e religiosita’. Non possiamo fare a meno dell’istinto religioso, ma possiamo fare a meno dell’organizzazione religiosa, cioe’ della Chiesa.

    • Guglielmo l'Eclettico ha detto:

      Si, è bene sottolineare la distinzione fra religiosità e religione. La prima è appunto un’istinto, inutile cercare di reprimerlo, è una strategia evolutiva per cementare il gruppo, una condizione indispensabile per gli animali sociali, la seconda è invece un’applicazione della prima e può assumere diverse forme: una congregazione religiosa in senso stretto, una setta satanica, un partito politico, una squadra di calcio, una banda criminale, ecc.

      • Ildebrando il Villico ha detto:

        Io farei anche la distinzione fra religione ed istituzione o organizzazione religiosa: la prima è una tradizione culturale e come tale può essere cambiata o abbandonata, la seconda è una entità di tipo politico all’interno di una cerchia di credenti (come gestire collettivamente il culto e simili). L’organizzazione religiosa allora risulta ancora più lontana dall’istinto religioso e la si dovrebbe poter cambiare senza intaccare quest’ultimo né la religione stessa. A conferma di questo basti pensare che nel tempo si sono formate innumerevoli organizzazioni religiose e vi sono stati tanti scismi anche all’interno della Chiesa Cattolica stessa.

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