3.b.13 – Come riconoscere la vera democrazia?

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26 Giugno 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

Come riconoscere la vera democrazia?

La prima cosa da esaminare, come abbiamo già osservato, è se la popolazione detiene effettivamente l’autorità suprema (la sovranità); questo vuol dire due cose:
• nessuna autorità può imporre alla popolazione la sua volontà;
• la popolazione deve avere la possibilità di imporsi ad ogni altra autorità.
I cittadini dunque devono avere degli strumenti di facile utilizzo per rifiutare collettivamente qualunque tipo di legge o di governo non gradito; allo stesso tempo devono anche poter agevolmente esprimere e far rispettare la propria volontà.
In democrazia dunque è necessaria non solo una libertà di espressione individuale, ma anche una collettiva, quale ad esempio possono essere i referendum o le libere elezioni, ma tale libertà, per essere effettiva, non deve avere ostacoli rilevanti da un punto di vista pratico. La volontà popolare, una volta espressa, deve godere di un’autorità tale che nessuna altra entità politica vi si possa sottrarre, essa deve nei fatti prevalere su ogni altra disposizione o comando.
Se consideriamo invece il caso di una monarchia assoluta, la massima autorità è il Re, egli può imporre la sua volontà a chiunque nel suo regno e nessuno può dargli ordini; la popolazione può fare delle richieste, non direttamente, ma attraverso degli intermediari, magari dei protettori aristocratici; un re saggio sa assecondare le richieste del suo popolo, ma in linea di principio non è affatto tenuto a soddisfarle. L’unico modo di difendersi da un re dispotico e malvagio è l’insurrezione violenta, ma si tratta di una scelta disperata in quanto il Re dispone sempre di un esercito organizzato, addestrato e bene armato, mentre il popolo vive da sempre nella massima disorganizzazione, avendo perso dai tempi della schiavitù la sua struttura sociale e organizzativa. Il Re giustamente teme un colpo di stato da parte di aristocratici ribelli piuttosto che una spontanea insurrezione popolare.
Immaginiamo ora un Re potentissimo, un sovrano che abbia ottenuto da una qualche divinità poteri magici tali da non temere alcuna insurrezione né colpo di stato, egli può togliersi qualsiasi capriccio e nessun crimine gli è proibito, tuttavia in cambio di tanto potere gli è stato imposto uno strano rito, ogni due anni il popolo dovrà votare liberamente se mantenere sul trono il proprio Re o deporlo aspettando che la divinità ne scelga un altro. Questo potentissimo Re sarebbe ancora un vero monarca? Se la cittadinanza può legalmente cacciarlo via è evidente che la massima autorità è ora il popolo e non il Re, quindi per non rischiare di perdere la sua regale poltrona egli dovrà fare di tutto per non inimicarsi gli abitanti del suo regno, cercando di assecondare ogni loro richiesta.
Il potere di questo Re non sarebbe assoluto, ma quanto mai vincolato, la gente comune potrebbe subire ancora pesanti imposizioni in teoria, ma solo per un periodo massimo di due anni dopodichè cacciando il Re se ne libererebbe; quindi, sia pure con qualche difficoltà, quella che era la classe dominata sarebbe in grado di farsi rispettare essendo in grado di esercitare un’autorità effettiva superiore a tutte le altre, quella che abbiamo immaginato non potrà mai essere chiamata monarchia, ma sarebbe una vera democrazia, per quanto singolare ed irrealistica, ed il Re dovrebbe chiamarsi Presidente, Governatore o qualcosa di simile.
Facciamo notare che il Re non viene eletto dai cittadini, ma solo deposto se il suo comportamento risulta inaccettabile, il suo successore viene infatti scelto, con un criterio sconosciuto, dalla divinità. Il diritto di deporre la massima autorità di governo è dunque sufficiente a garantire un’autentica democrazia? Rimanendo nel sistema da noi immaginato, si può vedere come basti poco a renderlo inutilizzabile: se la divinità scegliesse il nuovo Re sempre e solo fra i nobili, ecco che l’aristocrazia diverrebbe di nuovo una classe politica inamovibile dal governo, non vi sarebbe effettivo ricambio politico ed il giudizio popolare sarebbe vanificato. Lo stesso accadrebbe se la divinità scegliesse sempre un medico od un tassista poiché immediatamente si formerebbe una nuova classe dominante; il criterio di scelta dunque è molto importante e non può privilegiare una minoranza senza compromettere la democrazia; in particolare se vi sono elezioni con liste di candidati scelti da un qualunque ente diverso dal popolo, la libertà di scelta nel voto viene compromessa, di fatto si è obbligati a votare chi è stato scelto da qualcun altro ed è facile immaginare verso chi si rivolgerà l’impegno e la reverenza degli eletti.
Nella realtà poi la libertà di voto viene condizionata anche in altri modi: con la violenza, con la propaganda, con l’inganno; con adeguate campagne di disinformazione è facile impedire ai cittadini di votare in modo da tutelare i propri interessi, la libertà di voto è allora strettamente legata alla libertà di stampa e divulgazione, senza di esse la gente comune non può dare un giudizio indipendente e meno che mai esprimerlo in forma collettiva.

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4 Commenti per “3.b.13 – Come riconoscere la vera democrazia?”

  1. Gilberto il Valligiano ha detto:

    La storiella inventata per esprimere il vero fondamento della democrazia è veramente molto suggestiva. Personalmente mi ha fatto riflettere sull’importanza del potere di destituzione come inscindibile da quello di elezione. Due facce della stessa medaglia, una medaglia che però risulterà di latta se tali poteri non vengono usati con la necessaria consapevolezza.

  2. Lucrezia dal Drago Alato ha detto:

    I referendum nella normativa attuale sono una barzelletta. Che senso ha invalidarli senza il raggiungimento del 50% degli aventi diritto? Perché non permettere referendum propositivi? Forse perché non è sufficiente che il popolo non conti nulla, ma bisogna pure fare in modo che si illuda di contare?

    • Leonardo il Grosso ha detto:

      E certo, un popolo che non conta nulla (come sempre), ma che si illude di contare (per la prima volta nella storia) è un popolo che si può governare senza violenza (e quando si ricorre alla violenza, questa viene dai più giustificata in quanto espressione del volere della maggioranza). L’attuale sedicente democrazia è lo strumento di oppressione dei popoli più raffinato che sia mai esistito!

  3. Morias Enkomion ha detto:

    Non sarebbe una cattiva idea riesumare l’ostrakon…

    C’e un’altra questione fondamentale, legata al ruolo: la remunerazione. Perche’ un rappresentante del popolo, ammesso che si arrivi ad una vera rappresentanza, dovrebbe guadagnare in modo spropositato? Non mi aspetto dei rappresentanti-eremiti, ma un po’ di morigeratezza non guasterebbe. Servire il Paese dovrebbe essere un onore, non un guadagno.

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