Capitolo 1.b

6 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

                                  

LA COLLOCAZIONE DELL’UOMO NELL’EVOLUZIONE

Guardiamoci indietro; cerchiamo di estendere il concetto di albero genealogico all’intera storia della Terra e proviamo poi a capire su quale ramo l’uomo si colloca, nonché da quanto tempo vi si trova.
Per raggiungere tale obiettivo, bisogna avere delle nozioni di base sulla storia evolutiva della vita sul nostro pianeta, per poi soffermarsi a considerare, con maggiore consapevolezza, la posizione dell’essere umano.

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1.b.1 – E’ importante conoscere la storia evolutiva?

7 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

          

E’ importante conoscere la storia evolutiva?

La storia è una narrazione sistematica di fatti considerati nella loro evoluzione attraverso il tempo.
La storia dell’evoluzione della vita sulla Terra è perciò la ricostruzione, su basi scientifiche, di come le antiche forme di vita abbiano dato origine a quelle successive fino alle attuali.
È opportuno ricordare che si tratta di una cosa ben diversa dalla teoria dell’evoluzione delle specie, la quale ci dice che le specie mutano ed evolvono, ma non come lo hanno fatto nel tempo.
Le teorie scientifiche consistono in genere in una descrizione delle leggi della natura che appaiono inalterabili nel tempo e sono quindi sempre valide; la storia invece ricostruisce una serie di eventi passati e, in linea di massima, irripetibili. Ne segue che la teoria dell’evoluzione delle specie è una pura teoria scientifica mentre la storia dell’evoluzione è una ricostruzione storica relativa a temi scientifici.
L’incredibile varietà di esseri viventi sulla Terra è la conseguenza dei fenomeni alla base dell’evoluzione: la casualità delle mutazioni porta nel tempo a sfruttare tutte le opportunità possibili, compresa quella di colonizzare nuovi ambienti; in tali ambienti nuove mutazioni riprendono il processo di adattamento e la selezione naturale porta alla creazione di nuove specie; il tutto in un ciclo senza fine. La conseguenza di tutto ciò è appunto un progressivo aumento della varietà finché vi saranno ambienti e risorse disponibili.
La crescita della varietà è favorita inoltre da un altro fenomeno: le mutazioni tendono infatti ad accumularsi e a formare strutture più complesse le quali, per definizione, hanno più parti che poi possono essere modificate.
Ogni specie, uomo compreso, ha dunque dietro di sé una propria storia, un lungo percorso formato da tutte le specie che l’hanno preceduta evolvendosi l’una nell’altra.

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1.b.2 – Come è avvenuto il passaggio dalla materia alla vita?

8 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

chimico

          

Come è avvenuto il passaggio dalla materia alla vita?

L’inizio del sistema solare e la formazione della Terra vengono fatti risalire a circa 4,5 miliardi di anni fa e si stima che sia stato impiegato circa un miliardo di anni per sviluppare progressivamente tutte le condizioni necessarie alla comparsa della vita.
In origine, quello che oggi definiamo pianeta Terra era una sfera infuocata di lava fusa; tale sfera si trovò posizionata a una distanza dal Sole molto conveniente: abbastanza lontana affinché potesse svolgersi il processo di raffreddamento e di condensazione, allo stesso tempo abbastanza vicina da impedire ai gas atmosferici di rimanere congelati.
La Terra aveva inoltre una dimensione sufficiente a trattenere un’atmosfera gassosa e conteneva gli elementi chimici fondamentali per l’apparizione della vita.
Dopo 500.000 anni di raffreddamento graduale, il vapore che riempiva l’atmosfera condensò e per migliaia di anni caddero sulla Terra delle piogge torrenziali che formarono gli oceani. Durante il periodo di raffreddamento, il carbonio, l’elemento chimico fondamentale della vita, si combinò rapidamente con idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo e fosforo e generò una immensa varietà di composti chimici. Tali sei elementi sono ancora oggi i costituenti chimici principali di tutti gli organismi viventi.
Le ricerche più recenti sull’origine della vita non si basano più su eventi improvvisi e particolari come, ad esempio, un fulmine estremamente potente o l’inseminazione da parte di molecole portate da meteoriti; tali ricerche studiano oggi l’evoluzione dei sistemi viventi come sistemi capaci di auto organizzarsi; si considera cioè che l’ambiente costituitosi sulla Terra in quei tempi lontani abbia favorito la formazione di molecole complesse, che alcune di esse divennero i catalizzatori di una serie di reazioni chimiche e che queste portarono progressivamente alla formazione di strutture cellulari.
L’astrofisica e la geologia ci indicano che a quel tempo l’aspetto della Terra doveva essere molto diverso da quello attuale; in particolare nella composizione chimica dell’atmosfera e in quella dei mari. Allora come ora il pianeta poteva apparire come un mosaico di ambienti diversi per temperatura, umidità, tipo di terreno, altitudine o profondità, concentrazione chimica delle varie sostanze presenti nell’acqua o nel suolo, ecc..
La moderna biochimica ci spiega che in tali condizioni si formano delle molecole, dette organiche, che combinandosi fra loro oggi costituiscono i corpi degli esseri viventi; inoltre, in un ambiente favorevole, che anche in ere remote si poteva trovare da qualche parte sulla Terra, tali molecole reagiscono spontaneamente fra loro formando composti più complessi, si accumulano e raggiungono la giusta concentrazione per la vita. Bisogna considerare che i suddetti composti sono costituiti da un grande numero di atomi e ciò porta a un numero smisurato di possibili varietà; in tale varietà, con il passare dei millenni, è plausibile che siano comparse particolari molecole in grado di provocare molte reazioni chimiche ancora oggi fondamentali per gli esseri viventi, nonché altre molecole, oggi note, capaci di produrre copie di sé stesse.
Tali molecole sono dunque in grado di riprodursi, cioè di nascere dai propri simili, e come tutte le altre molecole possono disgregarsi e quindi morire; presentano pertanto le principali peculiarità degli esseri viventi.
Vi sono anche altre due caratteristiche tipiche degli esseri viventi: una grande varietà di caratteri diversi in grado di favorire o meno il processo riproduttivo e la possibilità di mutazioni, cioè quanto basta per innescare la selezione naturale e l’evoluzione biologica.
Per il seguito della storia della vita fu di grande importanza lo sviluppo di due caratteristiche: le membrane e l’uso del DNA. Le membrane, che ancora oggi avvolgono le nostre cellule, hanno una struttura chimica di base molto semplice e furono il prodotto di una delle tante reazioni chimiche sopra citate. Tali membrane formano spontaneamente delle microscopiche bolle dentro le quali si crea un ambiente protetto, che mantiene la giusta concentrazione chimica per i processi vitali della complessa comunità di molecole viventi.
Tali processi, sempre più complessi, iniziarono ad essere gestiti utilizzando catene di amminoacidi che con il tempo, mutazione dopo mutazione, costituirono il DNA.
Queste ormai complicatissime strutture avevano a loro volta tutte le caratteristiche tipiche dei viventi, esistono ancora oggi in mille forme e sono genericamente chiamate batteri.

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APPROFONDIMENTI
    AMMINOACIDI,  ASTROFISICA,  ATOMO,  BATTERI,  BIOCHIMICA,
  CATALIZZATORE,  CELLULA,  GEOLOGIA,  METEORITE,
         MOLECOLA,  REAZIONE CHIMICA

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    ALEKSANDR IVANOVIC OPARIN   stellastellastellastella

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1.b.3 – Quali sono state le successive forme di vita?

9 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

cellule

          

Quali sono state le successive forme di vita?

Lo studio della genetica ci induce a pensare che tutte le forme oggi viventi discendono da un unico antenato comune; tutte le cellule di tutti gli organismi conosciuti basano infatti il loro funzionamento sullo stesso tipo di molecola, il DNA, che incorpora lo stesso linguaggio codificato: il codice genetico.
Questo antichissimo antenato, che si presume simile agli attuali batteri, soggetto a diverse condizioni ambientali, si è adattato secondo le circostanze e ha dato origine a nuove specie; tali specie hanno poi fatto altrettanto, producendo catene evolutive sempre pronte a nuove ramificazioni.
Una delle prime attività dei batteri fu la fermentazione, cioè la decomposizione di zuccheri per creare l’energia necessaria a tutti i processi cellulari; tale procedimento permise ai batteri di vivere grazie alle sostanze chimiche presenti nella terra e nell’acqua. Alcuni di questi batteri svilupparono un’altra capacità di grandissima importanza: assorbire azoto dall’aria e trasformarlo in vari composti organici. L’azoto è un componente delle proteine presenti in ogni cellula e tutti gli organismi viventi, per sopravvivere, ancora oggi dipendono dai batteri che fissano l’azoto.
I batteri svilupparono anche la fotosintesi, un procedimento che divenne la fonte primaria di energia per la vita, anche se molto diverso da quello praticato dai vegetali attuali. Tutte queste strategie di sopravvivenza permisero ai batteri non solo di vivere ed evolversi, ma anche di iniziare a modificare l’ambiente, mantenendo, attraverso i loro processi di regolazione, le condizioni adatte allo sviluppo della vita.
Un nuovo tipo di batteri a un certo punto sviluppò un nuovo processo di fotosintesi capace di estrarre l’idrogeno dall’acqua, rilasciando ossigeno nell’aria. Questo ossigeno però divenne a un certo punto eccessivo; l’inquinamento da ossigeno produsse, circa due miliardi di anni fa, una catastrofe senza precedenti e l’intera trama batterica dovette riorganizzarsi per poter sopravvivere.
La crisi dell’ossigeno innestò un processo evolutivo che portò all’apparizione dei cianobatteri, i quali utilizzavano proprio l’ossigeno, la sostanza dannosa, attraverso la respirazione aerobica che si basa sul consumo di tale elemento. La vita fu per sempre modificata e così l’ambiente in cui evolversi; la quantità di ossigeno libero nell’atmosfera si stabilizzò al 21 per cento e si noti che se questo valore scendesse sotto il 15 per cento, niente brucerebbe e gli organismi, non potendo respirare, morirebbero; sopra il 25 per cento invece tutto brucerebbe, la combustione sarebbe spontanea e le fiamme divorerebbero la Terra. Da milioni di anni la comunità dei batteri e dei loro discendenti mantiene l’ossigeno nell’atmosfera alla quantità ideale per la vita delle piante e degli animali.
È opportuno far notare che non sempre gli esseri viventi riescono ad adattarsi alle diverse situazioni che gli si presentano; in tal caso la loro catena si interrompe, non solo non si avranno nuove specie, ma anche le vecchie possono scomparire, cioè estinguersi.
L’enorme varietà delle forme viventi ha però reso impossibile che tutte le specie si estinguano per incapacità di adattamento; fra tante specie ve ne sono sempre molte che riescono a sopravvivere e a differenziarsi ulteriormente. Ciò è dimostrato dal fatto che i batteri non solo esistono ancora in grande numero e in ogni parte del pianeta, ma hanno prodotto nuove forme di vita, così complesse e così diverse da essi, da essere classificate come gruppi a parte; tra questi ci sono i protisti, esseri formati da una sola cellula come i batteri, ma dotati di un nucleo centrale contenente il DNA ed altre strutture interne che gestiscono le attività della cellula; questa struttura è anche quella delle cellule che compongono il nostro corpo e quello di ogni animale o vegetale.
Confortati dagli studi genetici, si ritiene dunque che tutti gli esseri viventi formati da molte cellule, perciò detti pluricellulari, discendano da questi esseri; ogni forma di vita visibile ad occhio nudo può pertanto essere vista anche come una gigantesca e complicatissima colonia di protisti.

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APPROFONDIMENTI
   CIANOBATTERI,  CODICE GENETICO,  COMPOSTI ORGANICI, 
         FERMENTAZIONE,  FOTOSINTESI, 
GENETICA,  PROTEINE,  PROTISTI

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    JAMES DEWEY WATSON     stellastellastellastellastella
 

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1.b.4 – Quale è stata l’evoluzione delle piante?

10 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

alghe

          

Quale è stata l’evoluzione delle piante?

I progenitori delle piante assomigliavano alle alghe che vivono in acque poco profonde e illuminate dal sole; il loro habitat però a volte si prosciugava e alla fine alcuni di essi trovarono il modo di sopravvivere trasformandosi in piante di terraferma. All’inizio quelle piante erano simili a muschi, non avevano né fusti né foglie, ma con la produzione di un nuovo materiale nelle pareti delle cellule, la lignina, fu possibile sviluppare fusti e rami, oltre che i sistemi vascolari per assorbire acqua dalle radici. Per resistere alla siccità, che era una minaccia costante nel nuovo ambiente terrestre, le piante racchiusero i propri embrioni in semi che li protessero mentre aspettavano di trovare le appropriate condizioni di umidità per svilupparsi.
Durante un periodo che va dai 350 ai 250 milioni di anni fa, mentre i primi animali terrestri, cioè gli anfibi, si evolvevano in rettili e dinosauri, lussureggianti foreste tropicali di “felci con semi” ricoprirono estese regioni del pianeta. Quando, circa 200 milioni di anni fa si formarono i ghiacciai su molti continenti, le felci con semi furono soppiantate da conifere sempreverdi che potevano resistere al freddo. Circa 125 milioni di anni fa apparvero le prime piante con fiori, i cui semi erano racchiusi in frutti. Fin dall’inizio queste piante hanno coesistito e si sono evolute congiuntamente ad animali che si cibavano dei loro frutti e che disseminavano in cambio i semi non digeriti.

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APPROFONDIMENTI
    ALGHE,  CONIFERE,  EMBRIONI,  FELCI,  HABITAT,   LIGNINA,   MUSCHI

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    RICHARD VON WETTSTEIN    stella

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1.b.5 – I funghi sono diversi dalle piante?

11 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

funghi

          

I funghi sono diversi dalle piante?

Oltre alle piante, anche altri tipi di organismi pluricellulari raggiunsero la riva: i funghi. Questi, pur somigliando alle piante, per la loro sedentarietà e assenza di movimento autonomo, sono invece completamente diversi e costituiscono un “regno” a parte. Le loro cellule non svolgono la fotosintesi come quelle dei vegetali, e quindi non sono in grado di produrre autonomamente alcune fondamentali molecole organiche per costruire il loro corpo. Pertanto per sopravvivere i funghi sono costretti a cibarsi delle molecole già formate di altri esseri viventi, come fanno gli animali. A differenza degli animali tuttavia il corpo dei funghi non presenta organi o tessuti differenziati, con la sola eccezione degli organi di riproduzione, che sono la parte visibile del fungo, che emerge dal terreno con il caratteristico cappello. Il resto è costituito di cellule indifferenziate costantemente in contatto fra loro in un intreccio fittissimo ma dotate di grande indipendenza: sopravvivono facilmente se separate dalle altre ed in questo di nuovo somigliano alle piante. Si suppone che i funghi siano comparsi più o meno 300 milioni di anni fa ma la datazione è molto incerta. I funghi infatti presentano solo tessuti molli (niete ossa o conchiglie) e quindi i loro fossili sono rarissimi. Questo fatto ha reso molto difficile anche ricostruire la loro storia evolutiva, ancora oggi molto controversa. Grazie alle moderne tecniche di indagine genetica oggi si spera di fare presto chiarezza riguardo i tanti quesiti ancora senza risposta.
I funghi colonizzarono la terraferma unitamente alle piante, poiché queste ultime dipendono per l’assorbimento dell’azoto da particolari funghi che vivono in contatto con le loro radici. Questo particolare da solo ci dimostra quanto i funghi, visibili o nascosti che siano, siano essenziali per l’esistenza delle foreste.

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APPROFONDIMENTI
    FUNGHI

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    HEINRICH ANTON DE BARY   stellastella

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1.b.6 – Quali sono le caratteristiche degli animali?

12 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

pesce

          

Quali sono le caratteristiche degli animali?

Gli organismi pluricellulari si suddividono in funghi, piante e animali; questi ultimi sono quelli che per vivere devono nutrirsi di altri esseri viventi, come i funghi, ma sono, in genere, capaci di muoversi. Si stima che la comparsa dei primi animali risalga a circa 700 milioni di anni fa e che derivino tutti da un antenato comune; tale antenato doveva essere una complessa colonia di protisti simile forse alle attuali spugne, le cui cellule godevano ancora di notevole autonomia. Ancora oggi gli embrioni di tutti gli animali, compreso l’uomo, iniziano il loro sviluppo con una struttura di questo tipo, poi inizia il processo di differenziazione e specializzazione delle cellule che si suddividono in due o tre strati: interno, esterno ed intermedio, dai quali poi deriveranno tutti i nostri tessuti.
La costruzione del nostro corpo sembra ripercorrere la sua storia evolutiva; infatti, l’anatomia comparata, i resti fossili e i confronti genetici ci indicano che la maggior parte degli animali noti discendono da un comune antenato con il corpo suddiviso in tre strati di cellule principali: uno esterno protettivo, che nelle successive forme darà origine alla pelle, agli organi di senso ed al sistema nervoso; uno interno con funzioni digestive che poi darà origine a tutti gli organi dell’apparato digerente; uno intermedio dal quale deriveranno ossa, muscoli, sangue ed apparato genitale. Gli altri animali discendono da un altro ramo ancora più antico la cui struttura corporea si basa su due soli strati iniziali.
Questo antico antenato ha dato origine a numerose grandi famiglie quali: crostacei, molluschi, insetti, stelle marine e pesci.

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APPROFONDIMENTI
    ANATOMIA,  FOSSILI,  SPUGNE

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    ANDREAS VAN WESSEL   stellastella

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1.b.7 – Come si identificano i vertebrati?

13 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

colonna

          

Come si identificano i vertebrati?

I pesci appartengono ad un gruppo di animali caratterizzati da una conformazione fisica simmetrica rispetto ad un asse centrale; lungo tale asse è posta una struttura rigida, detta corda, che sostiene una muscolatura la quale a sua volta consente di nuotare in modo sinuoso. Nei pesci ed in tutti i loro discendenti la corda è costituita da una serie di anelli denominati vertebre; ne deriva il nuovo nome di colonna vertebrale e il nome del gruppo di animali che ne sono dotati, detti appunto vertebrati.
In un’epoca lontana, i pesci di acqua dolce hanno generato il gruppo degli anfibi. Anche i primi insetti raggiunsero la terraferma nello stesso periodo degli anfibi, cioè circa 400 milioni di anni or sono. Gli anfibi sono specializzati nella vita fuori dall’acqua, nella quale devono però tornare per riprodursi. Ancora oggi tutti gli anfibi cercano acqua dolce per deporre le uova e per dissetarsi, tollerando al massimo l’acqua salmastra.
Dagli anfibi discesero poi i rettili, i quali hanno sviluppato la capacità di deporre le uova sulla terraferma e perso quella di respirare nell’acqua, tanto che anche i rettili acquatici devono tornare in superficie per respirare e devono addirittura raggiungere la terraferma per deporre le uova.
Dai rettili, circa 200 milioni di anni fa, sono poi sorte in modo indipendente due grandi famiglie: gli uccelli e i mammiferi.
Gli uccelli si distinguono per avere il corpo ricoperto di piume e penne, nonché dall’avere due ali come arti anteriori che permettono a quasi tutte le specie di volare; i mammiferi invece hanno la pelle ricoperta di peli e sono prevalentemente animali terricoli o arboricoli; tutti nutrono i loro piccoli con il latte secreto dalle mammelle e da ciò deriva il loro nome.
Tutti i vertebrati presentano le seguenti caratteristiche: una colonna vertebrale con un cranio ad una delle estremità; un cervello contenuto e protetto dal cranio, nonché costole come sostegno per i muscoli e protezione degli organi interni; inoltre quasi tutti hanno una mandibola munita di denti, quattro arti e una coda. Dal punto di vista anatomico l’essere umano è dunque un tipico vertebrato ed in particolare un mammifero.

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LA SCHEDA
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1.b.8 – Le scimmie sono davvero nostri parenti stretti?

14 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

scimpanzé

          

Le scimmie sono davvero nostri parenti stretti?

Le scimmie sono un gruppo di mammiferi specializzato nella vita arboricola, quasi tutte le loro specie dunque vivono prevalentemente sugli alberi, conducono vita diurna ed hanno dieta onnivora; inoltre, cosa importantissima per comprendere la natura umana, quasi tutte vivono in branchi. Le scimmie hanno mani e piedi prensili per afferrare i rami degli alberi e spesso, nelle varietà americane, è prensile anche la coda. Le mani in particolare vengono usate per portare il cibo alla bocca, per la pulizia del pelo, per accudire i piccoli; alcune specie inoltre le usano per costruire dei ripari dalla pioggia, dei giacigli e alcuni semplici strumenti.
Ad un esame accurato, le scimmie presentano grandi somiglianze con gli uomini, sia dal punto di vista fisico, sia da quello comportamentale e non ci sono più dubbi che dalla famiglia delle scimmie antropomorfe, come gorilla e scimpanzé, è discesa, circa 6 milioni di anni fa, quella degli ominidi da cui deriva l’uomo attuale.

 

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Domenica 15 marzo 1309

15 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

Ritter prostet mit Weinkrug und Tabakpfeife im MundIN ALTO I CALICI!

Oggi è festa nel Villaggio di Ofelon!

Le campane suonano per festeggiare i primi coloni.

A un mese dalla fondazione del Villaggio di Ofelon
oltre quattromila “viandanti telematici”
hanno assistito all’evento e visitano il Villaggio.
vi aspettiamo tutti con piena cittadinanza, muniti del vostro avatar,
per ampliare sempre di più la nostra tavola rotonda
in cui vogliamo confrontarci su temi importanti,
ma sempre divertendoci insieme
e fino a raggiungere risultati concreti
per un effettivo, diffuso e percepito miglioramento
della qualità della nostra vita.

Ofelon per tutti
e tutti per Ofelon!

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1.b.9 – Gli ominidi sono i nostri antenati?

16 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

utensile

          

Gli ominidi sono i nostri antenati?

Il gruppo degli ominidi iniziò la sua storia adattandosi ad una vita terricola, probabilmente a causa di un cambiamento climatico che portò al diradarsi della foresta in prossimità di alcuni grandi laghi africani. Il drastico cambiamento ambientale spinse delle scimmie antropomorfe dell’epoca ad adattarsi a una vita più terricola vista la scarsità di alberi. Esse non si ritirarono insieme alla foresta, forse per rimanere in prossimità dei laghi, dato che, con un clima sempre più arido, l’acqua era divenuta un bene sempre più prezioso. Alcuni hanno avanzato l’ipotesi che si adattarono ad una vita di tipo lacustre simile a quella degli ippopotami, mantenendo però la dieta onnivora delle scimmie.
Gli ominidi vengono suddivisi in due gruppi principali: il genere più antico degli australopitechi e il genere homo, comparso circa 2 milioni di anni fa, in cui viene incluso anche l’uomo attuale. Gli ominidi più recenti presentano una progressiva riduzione della sporgenza delle orbite oculari e della mandibola associata ad un incremento della produzione di utensili. È provato che l’homo erectus, una delle specie più antiche del genere homo, usava già il fuoco e quindi tale utilizzazione non è una scoperta della nostra specie.
Dall’homo erectus, circa 800 mila anni fa, si sviluppò l’homo antecessor il quale si diffuse in Africa, nel medio oriente e in Europa, dove a sua volta si differenziò in varie forme; circa 600 mila anni fa generò l’homo di heidelberg che poi divenne l’uomo di neanderthal; circa 200 mila anni fa, in Africa l’homo antecessor diede origine all’uomo attuale, definito homo sapiens. Tali forme erano considerate convenzionalmente specie differenti fino a poco tempo fa ma da dopo il 2005 grazie ai progressi della paleogenetica troviamo alcuni studi che invece suggeriscono si tratti di varianti della stessa specie.

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APPROFONDIMENTI
   AUSTRALOPITECHI,  HOMO ERECTUS,   UOMO DI NEANDERTHAL,  HOMO SAPIENS 

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    LOUIS LEAKEY   stella stella

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1.b.10 – Qual è la collocazione cronologica dell’uomo nell’ambiente?

17 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

clessidra

          

Qual è la collocazione cronologica dell’uomo nell’ambiente?

Parlando della storia della vita abbiamo considerato periodi di tempo di milioni, di centinaia di milioni, oppure di miliardi di anni. Si tratta di periodi molto lontani dalla nostra percezione, difficili proprio da concepire ed è arduo dare loro il giusto peso. Cerchiamo di concretizzare il suddetto concetto con il seguente esempio:
80 anni circa di vita media dell’uomo;
5.000 anni circa di storia dell’uomo più o meno conosciuta;
200.000 anni circa di esistenza dell’uomo attuale (homo sapiens);
4.500.000.000 anni circa di vita del pianeta Terra.
Mettendo in colonna le suddette cifre si ha una prima percezione di quanto recentemente l’uomo sia comparso su questa terra, ma quanto tempo è quattromiliardi e cinquecentomilioni di anni? Si tratta di una cifra talmente grande da avere difficoltà anche nel leggerla; una cifra che sicuramente non riusciamo a percepire in rapporto alla nostra vita.
Per rendere più comprensibili i tempi dell’evoluzione del nostro pianeta, si può fare un curioso gioco che consiste nel rapportare la vita della Terra a un giorno, cioè all’unità di misura che più ci è familiare:

ore 00:00 formazione del pianeta Terra;
ore 05:40 circa: comparsa delle prime forme di vita;
ore 16:00 circa: comparsa dei primi protisti;
ore 20:00 circa: comparsa dei primi animali acquatici;
ore 22:00 circa: comparsa dei primi animali terrestri;
ore 23:00 circa: comparsa dei primi mammiferi;
ore 23:40 circa: comparsa delle prime proscimmie;
ore 23:53 circa: comparsa delle prime scimmie antropomorfe;
ore 23:58 circa: comparsa dei primi ominidi;
ore 23:59:54 circa: comparsa dell’homo sapiens;
ore 23:59:59:94 circa: nascita di Cristo;
ore 24:00 oggi.

Prima di questo gioco, sicuramente nessuno di noi avrebbe ipotizzato che la preistoria è iniziata circa sei secondi prima della mezzanotte e che l’era “dopo Cristo” degli attuali calendari costituisce una piccola frazione in centesimi di secondo.
Tutta l’esistenza dell’umanità è solo un battito di ciglia rispetto alla storia della Terra e l’era moderna è a sua volta solo una millesima parte della storia umana.

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   WILLARD FRANK LIBBY   stella 

Cronologia della terra

CONCETTI IN PILLOLE
libro1   n. 3 – CRONOLOGIA DELLA TERRA

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1.b.11 – Qual è la collocazione astronomica dell’ambiente dell’uomo?

18 Marzo 2009 — Riccardo Sabellotti - Giacinto Sabellotti

universo

          

Qual è la collocazione astronomica dell’ambiente dell’uomo?

L’uomo dunque, per un microscopico periodo, vive e interagisce con il circostante ambiente del pianeta Terra, ma questo a sua volta si inserisce in sistemi molto più grandi:
– il pianeta Terra è posizionato nel sistema solare, cioè in un insieme di corpi celesti che subiscono l’attrazione gravitazionale del Sole. Nel sistema solare si trovano otto pianeti con i rispettivi satelliti, qualche decina di migliaia di asteroidi, un numero enorme di comete e innumerevoli meteoriti;
– il sistema solare si trova, insieme ad almeno altri 200 miliardi di stelle, nella galassia della Via Lattea;
– la Via Lattea, unitamente ad almeno altre trenta galassie, costituisce un insieme definito Gruppo Locale. Tale definizione appare bizzarra in relazione alle smisurate dimensioni di tale gruppo, ma è invece significativa rispetto all’immensità dell’Universo.
La cosmologia è la scienza che cerca di comprendere l’Universo nel suo insieme, con la più ampia scala possibile. Gli sviluppi della fisica e dell’astronomia, nonché le tecnologie sempre più avanzate, permettono di ampliare sempre di più l’orizzonte cosmico, ma quanto attualmente conosciuto è già più che sufficiente per avere consapevolezza di come l’ambiente dell’uomo, cioè il pianeta Terra, sia praticamente un granello di polvere nell’immensità del Cosmo.

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httpv://www.youtube.com/watch?v=kMqFUg8S1_0 
 
APPROFONDIMENTI
    COSMOLOGIA,  GALASSIA,  SISTEMA SOLARE,  UNIVERSO 

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   MIKOLAJ KOPERNIK    stella stella stella stellaCollocazione della Terra

CONCETTI IN PILLOLE
    n. 4  –  COLLOCAZIONE DELLA TERRA
 

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