Guardiamoci dentro; impegniamoci ad applicare le nozioni acquisite per comprendere la natura dell’essere umano.
Si tratta di un tema a cui normalmente si conferisce una valenza di insuperabile complessità, se non di misticismo, la quale scoraggia qualunque soluzione o addirittura spaventa. Per tranquillizzare gli animi e semplificare il lavoro, si devono necessariamente apprendere delle cognizioni inerenti alle strategie evolutive, con particolare riferimento a quelle risultate vincenti e proprie dell’uomo.
CONCETTI IN MUSICA
LITFIBA – VIVERE IL MIO TEMPO
Gli esseri viventi si adattano all’ambiente in cui vivono per soddisfare le loro esigenze di sopravvivenza. Tali esigenze possono essere viste come dei problemi da risolvere, problemi la cui soluzione sta in una risposta di adattamento, cioè nello sviluppo di opportune strategie di sopravvivenza attraverso l’evoluzione biologica.
Fra le fondamentali strategie evolutive, bisogna ricordare le seguenti: la simbiosi, il gruppo, la specializzazione e la sessualità.
ALTRI ESEMPI
IL MIMETISMO
Quando degli esemplari di due specie diverse vivono a stretto contatto per ricavarne un beneficio reciproco, si realizza un fenomeno di fondamentale importanza definito simbiosi. Tale relazione è a volte così stretta che i due esemplari arrivano a formare un unico organismo; è il caso dei licheni, che sono organismi dati dalla fusione di un fungo con una colonia di alghe unicellulari; il fungo fornisce alle alghe nutrimento di acqua e sali minerali, nonché sostegno per una migliore illuminazione ed aerazione, mentre le alghe a loro volta nutrono il fungo con le molecole organiche prodotte mediante la fotosintesi.
Un esempio di simbiosi nel mondo animale è dato dal piviere egiziano e dal coccodrillo del Nilo: il piviere è un uccello che si nutre ripulendo i denti del coccodrillo dai fastidiosi residui di cibo, ottenendo in cambio protezione e cibo.
Gli esempi di simbiosi sono molto numerosi ed alcuni di essi hanno ottenuto un grande successo; basti ricordare la simbiosi fra le piante ed i funghi presenti nelle loro radici che permette alle piante l’assorbimento del fosforo e dell’azoto, indispensabili al loro metabolismo, mentre consente ai funghi di nutrirsi con una parte della linfa delle piante stesse.
La simbiosi risulta essere una delle strategie evolutive più antiche. Si è visto come uno dei passaggi fondamentali nell’evoluzione degli esseri viventi sia dato dalla comparsa dei protisti, cioè di organismi che si distinguono dai batteri per una struttura interna molto più complessa. Tale struttura è formata da un nucleo centrale che si unisce ad altre parti, isolate da membrane interne e quindi ben distinte, le quali, svolgendo funzioni specifiche, rappresentano dei veri e propri organi interni. Alcuni di questi organi, i mitocondri, hanno al loro interno una propria molecola di DNA, quindi un proprio patrimonio genetico che ne rivela la vera natura: essi sono i discendenti di antichi batteri in grado di utilizzare i prodotti di scarto di altre reazioni chimiche cellulari per nutrirsi e ricavare l’energia necessaria alla vita; tutto ciò con una efficienza molto maggiore di quella della cellula che li ospita. Con il tempo tali batteri sono diventati le centrali energetiche della cellula, ricavandone in cambio una costante e sicura fonte di nutrimento.
Una situazione analoga si ha nel caso dei cloroplasti presenti nelle cellule di tutte le piante: essi sono l’evoluzione di antichi batteri in grado di realizzare la fotosintesi.
E’ di fondamentale importanza sapere che i mitocondri sono peraltro presenti nelle cellule di tutti gli animali e quindi anche nell’uomo.
Si tratta dunque di una strategia simbiotica che ha portato al successo evolutivo dei protisti.
L’ipotesi della creazione di nuove forme di vita attraverso la fusione di specie diverse è detta simbiogenesi ed è ormai chiaro che essa ha svolto un ruolo molto importante nell’evoluzione, in quanto ha permesso di combinare le capacità sviluppate e perfezionate da specie di batteri diverse, come l’uso della luce solare e dell’ossigeno quale fonte di energia, con quelle di movimento autonomo proprie delle cellule complesse. In questo modo furono colte possibilità di sopravvivenza altrimenti impensabili.
La simbiosi può sembrare una strategia di sopravvivenza lontana dalla vita degli esseri umani, ma la realtà è ben diversa. Per esempio, nell’intestino umano, come in quello di tanti altri animali, sono presenti colonie di batteri che ci aiutano nella digestione e nella difesa da infezioni in cambio di un sicuro e facile nutrimento. Il numero di tali batteri ci dà la portata del fenomeno: se ne conoscono oltre 400 specie diverse.
Bisogna inoltre ricordare che ogni cellula del corpo umano, come quelle di tutti gli animali, contiene un grande numero di mitocondri ed è quindi a sua volta un organismo simbiotico. La simbiosi risulta dunque fondamentale per la nostra vita.
APPROFONDIMENTI
CLOROPLASTI, LICHENI, MITOCONDRI, SIMBIOSI
PALCO D’ONORE
LYNN MARGULIS
Un vecchio e noto proverbio ci dice che l’unione fa la forza. Questo principio è stato sfruttato non solo con la simbiosi di specie diverse, ma anche con le alleanze e le convivenze fra membri della stessa specie. Questi, invece di vivere isolati, possono infatti riunirsi in gruppi numerosi con molteplici vantaggi: in gruppo i predatori possono accerchiare la preda; le prede in branco possono difendersi meglio dai predatori; insieme si possono svolgere attività altrimenti impossibili, per esempio le formiche possono costruire grandiosi formicai solo grazie alla collaborazione.
Anche la strategia del gruppo è molto antica e, come nel caso della simbiosi, può essere così estrema da portare alla formazione di un unico organismo; è quanto sembra essere successo ai primi esseri pluricellulari, discendenti da colonie di organismi unicellulari così strettamente legati al loro gruppo da non poter vivere senza di esso.
PALCO D’ONORE
FERDINAND TÖNNIES
Le specie che convivono in un dato ambiente possono essere tutte viste come una grande e numerosa comunità che cerca di sfruttare tutte le risorse possibili al fine di perpetuare la vita.
Dato che la stessa struttura non può essere adatta per tutte le applicazioni, per sfruttare al meglio le varie risorse, come possono essere le varie fonti di nutrimento, è stato necessario generare una varietà crescente di specie, ognuna specializzata nel condurre un particolare stile di vita che sfrutta particolari risorse o favorevoli condizioni. In questa comunità di specie, detta ecosistema, ogni forma di vita svolge quindi un particolare ruolo, come un attore in una recita teatrale. Sopravvivere significa dunque ottenere una parte in questa recita, trovare un posto fra i ruoli disponibili; tale posto viene spesso definito come nicchia ecologica.
Un fenomeno analogo accade nelle comunità formate da una singola specie, in quanto, al fine di utilizzare al meglio tutte le possibilità di sopravvivenza per il gruppo, si formano dentro di esso delle popolazioni specializzate nello svolgere una data attività. Prendendo ad esempio un formicaio, vi troviamo formiche operaie, formiche guerriere e il re e la regina destinati alla riproduzione.
Lo stesso processo si è sviluppato con i primi esseri pluricellulari, le cui cellule si sono specializzate formando tessuti diversi. La grande complessità anatomica dell’uomo e degli altri animali è quindi dovuta al fenomeno della specializzazione.
APPROFONDIMENTI
ECOSISTEMA, NICCHIA ECOLOGICA
PALCO D’ONORE
LOUIS PASTEUR
La sessualità è una strategia che consente di riutilizzare i geni già disponibili mediante una differente associazione. Il risultato è simile a quello di una serie di mutazioni, ma che si verificano regolarmente in ogni atto riproduttivo. Il vantaggio può essere insignificante per il singolo individuo, ma è di fondamentale importanza per la specie e la sua futura evoluzione: con l’accoppiamento avviene la fecondazione dell’ovulo della madre nel quale i geni della stessa si ricombinano con quelli del padre; in questo modo i discendenti di un esemplare avranno la possibilità di sfruttare anche le mutazioni positive provenienti dall’altro genitore, riunendo così i vantaggi evolutivi derivanti da fonti diverse; con tale procedimento si ottiene qualcosa di analogo a ciò che la simbiosi realizza unendo capacità diverse di specie differenti. Le nuove combinazioni possono però essere anche negative e, affinché si diffondano solo quelle positive, è necessario l’intervento della selezione naturale. Considerazioni simili sono state fatte anche parlando del fenomeno delle mutazioni ma, a differenza di questo, che è lentissimo poiché basato su eventi rari, il fenomeno della riproduzione sessuata crea un gran numero di nuove combinazioni ad ogni nuova nascita e quindi genera una quantità di varianti molto maggiore. Il risultato di tale fenomeno è una capacità ed una velocità di adattamento molto maggiore e ciò costituisce il grande vantaggio evolutivo della sessualità: non è un caso che praticamente tutti gli animali e le piante che osserviamo direttamente attorno a noi utilizzino questa tecnica.
Al fenomeno della sessualità si unisce quello della specializzazione e ciò comporta che nella riproduzione i due genitori svolgano ruoli diversi; dato che per svolgere ruoli diversi sono necessarie caratteristiche diverse, l’evoluzione ha portato alla creazione di due tipi di sesso: maschio e femmina.
Pare che siano stati addirittura i protisti, cioè i primi esseri unicellulari dotati di nucleo e organi interni, a sviluppare la sessualità e da allora tale strategia non è stata più abbandonata. Da una maggiore capacità e velocità di adattamento è conseguita una maggiore velocità dell’evoluzione e della diversificazione.
La comparsa dei primi esseri unicellulari con riproduzione sessuata è avvenuta circa un miliardo e mezzo di anni fa e ciò corrisponde, come abbiamo visto, alle ore 16:00 del nostro giorno evolutivo. Prima di allora si erano sviluppati solo i batteri, i quali si riproducono per scissione, cioè in modo asessuato; l’evoluzione, per quasi tre quarti della storia della Terra, ha prodotto dunque solo i batteri, mentre con l’avvento dei primi protisti, nell’ultimo quarto o poco più, si sono sviluppate tutte le forme che conosciamo, nonché quelle estinte. Questa incredibile accelerazione è dovuta presumibilmente allo sviluppo della sessualità. È quindi lecito ipotizzare che l’evoluzione abbia una naturale tendenza, per quanto irregolare e legata ad eventi casuali, sia all’aumento della capacità di adattamento intesa come produzione di variazioni individuali, sia all’aumento della velocità di adattamento intesa come produzione di nuove specie.
APPROFONDIMENTI
FECONDAZIONE, RIPRODUZIONE
PALCO D’ONORE
WALTER SUTTON
A volte accade che degli organismi viventi si trovino nella necessità di dover colonizzare un ambiente profondamente diverso da quello originario, tanto da risultare proibitivo per la sopravvivenza. Spesso non vi sono alternative alla morte, ma alcune specie sono invece riuscite nell’impresa grazie ad una strategia semplice, ma ingegnosa: creare una protezione attorno a sé, una sorta di involucro dentro il quale conservare o riprodurre una porzione dell’ambiente originario.
Questo è quanto hanno fatto i vertebrati passando dagli oceani alla terraferma; la loro pelle divenne infatti un involucro impermeabile che impedì una rapida disidratazione e che conservò al suo interno un ambiente favorevole alla vita delle proprie cellule. Ancora oggi le concentrazioni saline nel sangue e in altri fluidi corporei dei mammiferi, come il sudore e le lacrime, sono assai simili a quelle dell’oceano, cioè a quell’ambiente che è stato la nostra prima culla, che abbiamo abbandonato circa 400 milioni di anni fa, ma che ancora portiamo dentro di noi.
La stessa strategia è stata usata per consentire lo sviluppo della loro prole: le uova dei rettili e degli uccelli, nonché l’utero dei mammiferi, riproducono l’acquosità, la spinta idrostatica e la salinità dell’acqua originaria.
Questa tecnica è forse la più antica di tutte, si presume infatti che dentro la membrana cellulare dei batteri, come dentro il nucleo delle cellule più complesse, si riproduca un ambiente simile a quello in cui è nata la vita.
Si tratta di una tecnica semplice, essenziale e antichissima, ma che rimane sempre valida; è in effetti la stessa che utilizziamo anche noi uomini quando costruiamo sommergibili e navicelle spaziali, che sono dei grandi contenitori di una porzione di ambiente terrestre, con aria respirabile e temperatura controllata, grazie ai quali possiamo viaggiare in ambienti per noi inabitabili.
PALCO D’ONORE
ANTONI VAN LEEUWENHOEK
Anche vivendo sempre nello stesso ambiente, ci si può ritrovare in situazioni molto diverse: dal giorno si passa alla notte e viceversa; dal caldo si passa al freddo; dalla siccità alle piogge; dall’isolamento alla compagnia e da predatori si può diventare prede. La vita dipende da questi mutamenti ambientali e tutti gli organismi, in qualche modo, reagiscono a questi stimoli. Per reazione si intende dunque la realizzazione di un cambiamento; tale cambiamento può essere fisiologico, come la reazione del sistema immunitario in presenza di un’infezione, o comportamentale, come una rapida fuga in presenza di un predatore. Quando uno stimolo del mondo esterno provoca una conseguente reazione, si può affermare che lo stimolo è stato percepito; è stato cioè in qualche modo ricevuto un dato segnale che ha attivato una risposta.
Data l’evidente e vitale importanza di tale processo, risulta immediatamente comprensibile come, nel corso dell’evoluzione, si sia sviluppata una miriade di sistemi per percepire ogni sorta di stimoli e per rispondere ad essi con una pronta reazione.
Gli esseri unicellulari sono già in grado di reagire ad una grande varietà di stimoli chimici e fisici; ad esempio, quando vengono a contatto con sostanze nutrienti, essi producono gli enzimi necessari al loro assorbimento.
Anche le piante sono sensibili a vari tipi di stimoli chimici e fisici; la loro attività ad esempio cambia dal giorno, durante il quale producono le sostanze di cui necessitano mediante la fotosintesi, alla notte durante la quale tale attività si interrompe. Sono peraltro in grado di fare molto di più: è stato accertato che, in presenza di una invasione di parassiti, alcune piante non solo hanno una reazione chimica di difesa, ma emettono nell’aria delle sostanze che, percepite dalle altre piante, attivano le rispettive difese permettendo loro di anticipare l’attacco. Si tratta quindi di una vera e propria comunicazione chimica costituita da stimoli e opportune reazioni.
Nel mondo animale, dove è necessario individuare una preda o un predatore per sopravvivere, il maggiore bisogno di percepire e reagire ha portato alla formazione degli organi di senso e del sistema nervoso. Grazie agli organi specializzati nella percezione di determinati stimoli, gli animali riescono ad individuare le loro prede o i loro predatori, avvertono la presenza di propri simili e tante altre cose ancora. Assai presto nella loro storia, gli animali hanno sviluppato un sistema per gestire la mole di informazioni provenienti dai loro sensi e per darne una interpretazione globale: si tratta del sistema nervoso, il quale è formato dai neuroni, cioè da cellule molto specializzate in grado di trasmettere l’una all’altra dei segnali elettrochimici ad alta velocità.
I neuroni formano nell’organismo veri e propri canali di comunicazione attraverso i quali gli stimoli percepiti dai sensi vengono trasmessi al cervello, cioè ad una sorta di centrale di coordinamento che stabilisce la reazione più opportuna. Quest’ultima, in alcuni casi, può necessariamente comportare un dato movimento.
Il cervello gestisce dunque le sensazioni e guida di conseguenza i movimenti dell’organismo, ma svolge anche molte altre funzioni; fra queste, due sono di fondamentale importanza: la memoria e l’apprendimento.
APPROFONDIMENTI
ORGANI DI SENSO, NEURONI, SISTEMA NERVOSO
PALCO D’ONORE
IVAN PAVLOV
Grazie alla memoria il cervello è in grado di riconoscere sensazioni già provate e di accumulare esperienza; davanti ad un problema nuovo ogni animale può infatti reagire con azioni generiche, scoordinate e casuali, ma certamente si ricorderà di quella che più si è rivelata efficace; in una successiva ed analoga situazione, tale ricordo permetterà di risparmiare tempo e fatica. Siamo di fronte ad una nuova forma di adattamento; dopo l’adattamento genetico, che richiede un gran numero di generazioni, ci troviamo ora a considerare l’adattamento intellettuale, il quale, anche se limitato a un singolo individuo e conseguente a un periodo di apprendistato, offre dei grandi vantaggi: grazie alla memoria e all’apprendimento gli animali possono sviluppare un grandissimo numero di reazioni specifiche che gli consentono di nuotare, correre, arrampicarsi, volare, cacciare, costruire tane e tante altre cose ancora da fare al momento opportuno.
Queste facoltà del cervello, già presenti nei vermi piatti marini, che sono un gruppo piuttosto arcaico, probabilmente si sono sviluppate per imparare a muoversi sull’irregolare fondo marino, ma sappiamo che sono alla base di importantissimi sviluppi futuri. Tali facoltà, che si possono riassumere nel termine intelligenza, sono state mantenute in tutti i principali gruppi che si sono evoluti successivamente e ciò comprova la loro importanza e versatilità.
Queste strategie, magari con piccole modifiche, hanno permesso la colonizzazione di una grande varietà di ambienti. Tale brillante risultato è detto successo evolutivo.
Consideriamo ora le strategie che hanno portato al successo evolutivo in particolar modo la nostra specie.
APPROFONDIMENTI
APPRENDIMENTO, INTELLIGENZA, MEMORIA
PALCO D’ONORE
HERMANN EBBINGHAUS
Le mani e le braccia sono strutture molto più antiche di noi, tant’è che sono presenti già negli anfibi in forma quasi identica. Esse sono un perfetto esempio di preadattamento a diverse funzionalità: se nei primi anfibi erano un semplice punto di appoggio, nelle successive forme arboricole lo spostamento e la mobilità del pollice le hanno rese capaci di afferrare i rami in modo da potersi arrampicare. Tutti i mammiferi arboricoli sono in grado di usare le mani in questo modo, ma alcuni di essi hanno trovato anche altri usi: gli scoiattoli le usano per portare il cibo alla bocca, le scimmie le usano anche per la pulizia del corpo e per accudire la prole ed infine le scimmie antropomorfe le usano pure per costruire ripari e piccoli strumenti. Ciò è stato possibile grazie ad una sempre maggiore mobilità e coordinazione delle dita ed in particolare del pollice, il quale ha subito un’evoluzione che lo ha reso in grado di opporsi con precisione alla punta dell’indice.
La capacità di manipolare oggetti si è sviluppata ulteriormente nell’uomo, le cui mani hanno una forma più quadrata e meno allungata rispetto alle scimmie a lui più vicine; in questo modo il pollice dell’uomo può raggiungere facilmente e con grande velocità la punta di ogni dito e ciò dimostra come lo scopo principale delle mani non sia più quello di aggrapparsi ai rami. Il numero e la raffinatezza degli strumenti costruiti ed usati dalle mani dell’uomo è diventato incalcolabile, tanto che la sua caratteristica più evidente è forse proprio quella di essere un manipolatore di oggetti. L’importanza di tale facoltà nella nostra vita è di tutta evidenza.
PALCO D’ONORE
GIOVAN BATTISTA MORGAGNI
La socializzazione è una variante della strategia del gruppo che consente ai membri della comunità di mantenere una propria autonomia di movimento. Si tratta di una strategia molto comune fra i mammiferi e quasi universalmente usata dalle scimmie; ad essa è dunque legato il successo evolutivo di molti mammiferi e in particolare quello dell’uomo, il quale non solo l’ha ereditata, ma l’ha anche ulteriormente sviluppata.
Senza un particolare addestramento, un uomo abbandonato da solo in una foresta o in una prateria ha minori possibilità di sopravvivenza rispetto a una scimmia isolata nel suo ambiente. Ciò dimostra un grado di dipendenza maggiore rispetto al gruppo, cioè la necessità di una socializzazione articolata.
Le comunità umane, specie quelle più recenti, presentano inoltre un alto livello di specializzazione con un elevato numero di sottogruppi che si dedicano a particolari attività (operai, medici, insegnanti, ecc.). Anche questo è tipico dei gruppi in cui il legame fra i membri è strettissimo.
L’uomo, un insieme di organi specializzati e interagenti, a loro volta costituiti da cellule simbiotiche, ha dunque la necessità di sfruttare ancora i fenomeni del gruppo e della specializzazione nelle proprie organizzazioni sociali.
È qui opportuno notare che tutte le attività principali dell’uomo quali il lavoro, la protezione, la ricerca del cibo, ecc., avvengono attraverso una qualche forma di collaborazione e quindi mediante un contatto sociale. L’antico branco di scimmie si è dunque evoluto allargandosi, specializzandosi e complicandosi fino a livelli mai visti prima fra i mammiferi e forse in tutto il regno animale. Un tale sviluppo, che storicamente procede di pari passo con l’espansione demografica dell’essere umano, è sicuramente una delle basi del suo successo evolutivo.
APPROFONDIMENTI
SOCIALIZZAZIONE
PALCO D’ONORE
MAX WEBER
Per coordinare le attività in una società così complessa come quella umana è necessario un efficiente sistema di comunicazione.
Oggi sappiamo che i nostri movimenti sono coordinati da un complesso sistema di comunicazione interna che è il sistema nervoso, le cui cellule utilizzano un complesso linguaggio elettrochimico. Analogamente gli esseri umani usano un complesso linguaggio fatto di gesti, di espressioni facciali e soprattutto di parole. Anche in questo caso si tratta di una evoluzione del linguaggio usato dalle scimmie, le quali utilizzano sia segnali visivi che sonori e, come visto in precedenza per il gruppo, pure la complessità del linguaggio è aumentata notevolmente, soprattutto riguardo i segnali sonori.
Noi umani abbiamo in pratica un suono diverso per indicare ogni tipo di oggetto e di azione che riusciamo a concepire: le parole. Riusciamo a realizzare un tale miracolo, grazie a delle opportune modifiche dell’apparato vocale affinato dall’evoluzione, tanto da riuscire a modulare ed articolare un enorme numero di suoni ad elevata velocità. Le parole vengono poi associate fra loro per esprimere dei concetti più complessi e ciò secondo regole convenzionali assai intricate, dette regole grammaticali e sintattiche.
Un simile sforzo evolutivo ed intellettuale porta a delle eccezionali capacità di comunicazione, consente di affinare delle facoltà fuori dal comune nel mondo animale, scimmie comprese, facoltà che vanno oltre la necessità di gestire delle pubbliche relazioni: devono dunque essere state sviluppate per un altro scopo.
La parola consente la comunicazione di concetti complessi e ciò, se può risultare superfluo ai fini della socializzazione, è invece indispensabile nelle attività lavorative specializzate che, come abbiamo visto, rappresentano una irrinunciabile e vincente peculiarità dell’essere umano.
Lo scopo a cui si accennava prima è dunque dato dalla formazione e dalla trasmissione della cultura, cioè dell’insieme delle conoscenze che tendono ad aumentare e a divenire sempre più complesse.
APPROFONDIMENTI
LINGUAGGIO
PALCO D’ONORE
NOAM CHOMSKY
In natura si possono osservare tre tipi di comportamenti:
a) comportamenti innati, come il pianto dei neonati o il loro attaccamento al seno materno;
b) comportamenti scoperti, ovvero tutto ciò che si apprende per esperienza diretta, come la capacità di mantenere l’equilibrio;
c) comportamenti culturali, che vengono appresi da altri, sia per imitazione, sia per insegnamento.
Un comportamento scoperto per esperienza diretta può essere trasmesso ad altri culturalmente. La cultura, basata pertanto sull’esperienza altrui, permette all’apprendimento di superare i limiti dell’esperienza personale.
La trasmissione per via culturale delle conoscenze utili alla sopravvivenza è una strategia molto usata dai mammiferi, i quali passano molto tempo ad accudire la prole e ad insegnarle quanto necessario.
A questo punto è importante notare come il patrimonio culturale presenti molte affinità con il patrimonio genetico:
• da esso dipende la sopravvivenza
• è ereditabile
• subisce mutazioni
• è soggetto alla selezione naturale
• contribuisce all’adattamento ambientale grazie a comportamenti adeguati
• si evolve nel tempo.
Il patrimonio culturale, visto il suo contributo alla sopravvivenza, può essere allora ragionevolmente considerato come una integrazione di quello genetico.
È bene però ricordare che fra tali patrimoni vi sono anche alcune notevoli differenze:
• la cultura non è innata; necessita di un periodo di apprendimento; in caso di morte prematura dei genitori può anche andare persa; tuttavia gli animali sociali possono apprendere anche dagli altri membri del branco, compensando così la perdita dei genitori
• una nuova scoperta può essere trasmessa a tutta la comunità e non solo alla propria prole
• un singolo individuo non può modificare il proprio patrimonio genetico, ma può cambiare il proprio patrimonio culturale e può farlo più volte, dando luogo ad una forma di evoluzione individuale
Queste caratteristiche consentono all’evoluzione culturale una velocità di adattamento impensabile per quella genetica; una mutazione può infatti diffondersi a tutto il branco nell’arco di una sola generazione.
L’uomo, grazie alla parola e al cervello in grado di usarla, è in grado di trasmettere esperienze e conoscenze in modo estremamente dettagliato ed efficace. Il grande numero di abitanti nelle comunità umane consente inoltre all’uomo di gestire un patrimonio culturale enorme e ciò ancora grazie al fenomeno della specializzazione, che nelle società umane si presenta non sotto forma fisica, ma culturale: una formica guerriera è fisicamente diversa da una operaia e le si distingue facilmente anche ad occhio nudo, invece non c’è modo di distinguere un avvocato da un medico fino a che non li vediamo all’opera.
Abbiamo già appurato che il successo evolutivo dell’uomo si fonda sulla sua abilità nell’usare ogni sorta di strumento che lui stesso costruisce, ovvero sulla tecnologia, nonché su una società molto numerosa e specializzata; questi pilastri però poggiano a loro volta sulla piattaforma della cultura, che risulta allora essere la base primaria del successo evolutivo dell’uomo.
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PALCO D’ONORE
EDWARD BURNETT TYLOR
CONCETTI IN PILLOLE
n. 5 – IL PATRIMONIO CULTURALE