Per carità, non fate la carità! Negli ultimi tempi la carità è diventata una vera e propria moda: dalla Costa Smeralda alle terrazze romane non c’è festa vip che non si concluda, fra un cocktail e un flash, con l’adeguata e commossa colletta a scopo benefico. Imperversano partite del cuore, concerti di solidarietà, trasmissioni televisive che raccolgono fondi per i più svariati motivi, ma dove finiscono questi soldi? Chi ci guadagna davvero?
In questo libro, cifre alla mano, si analizza uno dei maggiori business del nostro tempo, dai grandi eventi alla piccola elemosina, dalle istituzioni più illustri alle tante associazioni che nascono dal nulla e nel nulla svaniscono, si svelano trucchi, truffe, ipocrisie e bugie che si nascondono dietro la parola “solidarietà” .
Si documenta come alle popolazioni da aiutare, pagate le campagne pubblicitarie, le consulenze, gli stipendi, i fringe benefit, gli eventi promozionali, i viaggi, le spese di rappresentanza e le provvigioni, rimanga meno del venti per cento dei fondi raccolti.
Quanti profitti con il no profit: guadagni in nome di Dio, utili sulle adozioni e proventi sulle malattie, si rivela come il business sulla bontà fatturi più della Telecom.
Tutti i divi televisivi con la stessa sciarpa nella giornata della solidarietà, tutti i campioni sportivi con la stessa coccarda nella giornata della bontà, tutte le piazze con le stesse azalee nella giornata della salute e in tutti gli eventi grandi tabelloni elettronici che attestano puntualmente e in tempo reale le decine, centinaia, migliaia, milioni di euro che si raccolgono nella comune soddisfazione, ma quanti benefattori si preoccupano di sapere se e in che misura la loro donazione sia andata a buon fine? Quanti filantropi tranquillizzano la propria coscienza con un sms da due euro? A proposito, avete notato come le donazioni telefoniche siano passate da un euro a due euro? Vi risulta che ora si risolvano il doppio dei problemi umanitari?
L’esortazione è quella di leggere questo libro non per scandalizzarsi ancora una volta o per indignarsi con gli amici di facebook, ma per fare un primo passo nel vedere oltre la facciata, per esercitarsi a focalizzare i problemi e per agire di conseguenza verso delle vere soluzioni. Comunque dopo mi raccomando: non sparate sulla Croce Rossa!
RSS feed for comments on this post.
Un elenco di fatti di cronaca raccontati con ironia per scoprire cosa c’è dietro i nomi patinati e rinomati di tante associazioni benefiche. Quest’ultima definizione è assolutamente corretta: basta sapere chi sono i destinatari dei benefici 😀
Tra il business delle donazioni e quello dell’occulto non so quale preferire. Ah, poi c’e’ anche quello del ‘ci (i governi) vogliono tutti morti!’. Sono divertenti le argomentazioni, tutte uguali, loop logici da far rizzare i capelli in testa ad un ipotricotico (non ridere):
1. Occulto: D: perche’ non tutti possono vedere qualcosa? R: perche’ altrimenti non si chiamerebbe occulto!
(La scienza non spiega tutto cio’ che si definisce ‘occulto’: si investe ancora nella ricerca e studio di fenomeni di lettura del pensiero o trasmissione a distanza del pensiero anche se sembra che nulla di certo sia stato trovato. Ma la scienza deve smascherare cio’ che e’ sfruttamento della credulita’ popolare.)
2. Donazioni: D: perche’ non spendere direttamente i soldi per gli aiuti? R: perche’ altrimenti senza la pubblicita’ nessuno farebbe donazioni!
(Donare serve, ma non con questo sistema. Serve soprattutto donare il nostro tempo, usandolo per conoscere, capire e aiutare chi ha effettivamente bisogno.)
3. Ci vogliono tutti morti: D: Se e’ vero che la popolazione cresce e aumenta la vita media non e’ vero’ che ci vogliono tutti morti. R: Ci vogliono tutti morti perche’ la popolazione cresce!
(Che i governi vedano nella salute dei cittadini anche un business non c’e’ dubbio, che alcuni esperimenti siano svolti senza che noi siamo informati e’ vero, ma da questo a dire che ci vogliono tutti morti ne corre.)