La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, un mondo che da sempre si basa sui concetti di gerarchia e controllo e che sta cominciando a sperimentare i nuovi modelli di partecipazione e condivisione.
La rapida ed universale diffusione di Wikipedia, l’enciclopedia online a cui tutti possono accedere e collaborare liberamente, è diventata la metafora di un nuovo modo di concepire anche il business: la wikinomics. È il mondo della collaborazione, della comunità, dell’auto-organizzazione che si trasforma in forza economica collettiva di dimensioni globali, un mondo dove il consumatore contribuisce allo sviluppo, all’implementazione e persino alla commercializzazione del prodotto creando la figura del prosumer, un mondo basato sui quattro concetti di apertura, rete paritaria, condivisione e azione globale, un mondo che rappresenta un’enorme opportunità per ogni impresa e ogni individuo.
Si elencano dettagliatamente alcune esperienze già in atto da parte di imprese come IBM, Procter & Gamble, Lego, BMW e Boeing, multinazionali che hanno già creato delle piattaforme partecipative e degli ecosistemi planetari per la progettazione e la produzione; si parla dei pionieri della peer production, cioè della progettazione senza gerarchie, nel mondo del software e dell’avvento dell’open source, una nuova concezione che ribalta la visione tradizionale dei diritti di proprietà intellettuale; si descrivono le ideagorà, i nuovi mercati globali emergenti in cui scovare le menti dotate delle competenze più ricercate, nonché in cui scoprire e sviluppare nuovi prodotti e servizi con maggiore rapidità ed efficienza di quanto si facesse in passato.
Come testimoniano i cosiddetti “nuovi alessandrini” di Wikipedia o di Liber Liber, il fattore fondamentale che sta permettendo questi cambiamenti è la digitalizzazione delle informazioni e delle comunicazioni; che si tratti di arte, scienza o commercio, tale fattore sta cambiando le modalità di creazione, implementazione e diffusione in ogni ambito della società e la lezione da trarre è che la gente comune può sviluppare nuovi ed efficaci sistemi informativi che si dimostrano più solidi e allo stesso tempo più flessibili dei canali burocratici delle istituzioni pubbliche. Il primo passo in questa direzione è quello di credere nella condivisione della scienza e nella scienza della condivisione.
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Venti anni fa sarebbe stato un libro di fantascienza, oggi è un libro già superato… non rimaniamo indietro gente, non ce lo possiamo permettere.